MESSINA. «Da circa 1 anno ormai, grazie ai 900.000 euro dei fondi PAC che hanno permesso, dopo non poche vicissitudini legate a ritardi burocratici, di eseguire lavori di adeguamento negli asili nidi comunali di Camaro e San Licandro finalizzati all’aumento dei posti (Camaro sarebbe dovuto passare dagli attuali 21 posti ai 30 mentre San Licandro dagli attuali 48 a 60), non si è avuto ancora il necessario riscontro».

A scriverlo, in un’interrogazione sugli asili, è il consigliere comunale Libero Gioveni, che chiede al sindaco Cateno De Luca, all’assessore Alessandra Calafiore e al presidente di Messina Social City Enrico Bivona se abbiano abbiano avuto il necessario riscontro da parte dell’Asp di Messina, come si è espressa (se tale riscontro c’è stato) la stessa Asp e quanto tempo ancora occorrerà prima che l’utenza di entrambi gli asili potrà godere delle risultanze dei lavori di adeguamento.

«Appare quanto meno curioso – scrive – il fatto che, mentre per la struttura di Camaro i lavori (che principalmente dovevano riguardare la realizzazione del locale cucina) nel giro di un paio di settimane sono stati ultimati all’inizio dello scorso mese di gennaio, per la struttura di San Licandro invece, che aveva bisogno di un più completo “restyling” con lavori che sarebbero dovuti durare non più di 5 mesi, si è ancora in attesa della riapertura dal mese di novembre 2018, con i bambini che ancora vengono ospitati nella struttura delle suore del rione Santa Chiara a Giostra. Come è noto, per la riapertura del Nido di San Licandro e per l’aumento dei posti del Nido di Camaro, occorre la necessaria autorizzazione o nulla osta da parte dell’Asp, alla quale codesta Amministrazione, così come dichiarato dall’assessore Calafiore in una recente seduta di Commissione servizi sociali, aveva inoltrato opportuno sollecito. Tra l’altro, a seguito della recente approvazione delle graduatorie relative alle nuove iscrizioni – conclude – la definizione della vicenda si rende ancor più urgente e necessaria visto che numerosi bambini, proprio per questa restrizione di posti, sono stati gioco forza esclusi, con l’immaginabile delusione dei genitori che puntavano molto ad usufruire di questo prezioso servizio».

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