Indipendenza” è il titolo del saggio scritto da Gino Sturniolo, bandiera dei movimenti no ponte messinesi, ed ex consigliere comunale che verrà presentato martedì 27 agosto, alle 19, al lido GliIrrerammare di Contemplazione a Messina insieme a Rosaria Brancato ed Emilio Pintaldi. Sturniolo e il suo “Indipendenza” rappresentano un lavoro davvero interessante. In punta di piedi Sturniolo guida attraverso un’infinita riflessione. Aiuta a diventare indipendenti in un momento in cui social e crisi dei media ci rendono schiavi di post-verità e fake news.

«L’affermarsi della Questione settentrionale ha corrisposto all’eclissarsi della Questione meridionale – scrive l’autore – In Sicilia il mito dello Statuto tradito ha corrisposto al suo svuotamento e mentre le classi dirigenti locali, questo intreccio perverso di partiti, amministratori, dirigenti comunali, imprese legate alla finanza pubblica, sindacati, associazioni collaterali dei partiti, consumano quel che resta della cosa pubblica, si profila all’orizzonte l’autonomia differenziata che ci renderà ancora più poveri.
Indipendenza è emancipazione dalla politica, quando questa è il mercato dei partiti, la corsa dei politici (al Sud veri e propri ascari) ad affermarsi per esistere dentro quel mondo separato nel quale tutti dicono la stessa cosa, ma nonostante questo urlano, confliggono senza esclusione di colpi, si minacciano reciprocamente. In un gioco corrotto, nei comportamenti, ma anche nell’animo, viene messo in scena, ripetutamente, lo stesso spettacolo. Dentro quello spettacolo c’è sempre qualcuno che appare come il nuovo. Nello spettacolo successivo un altro. E poi un altro ancora.
Indipendenza è parola nuova perché tutto intorno si parlano politiche subalterne a dettati economici, norme, narrazioni che insistono sui territori e li irretiscono in una rete di obblighi che li imprigionano. I territori sono dipendenti fintanto che non decidono, volontariamente, di non esserlo più, finché non inventano le parole e le istituzioni per non esserlo più. L’indipendentismo che viene è il luogo del conflitto e della politica.
Non si vive nel vittimismo, nel rancore, nel rammarico. Possiamo fare diventare di moda la Sicilia. Possiamo inventarci un nuovo modo di vivere, qui, sui nostri territori»

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