MESSINA. Continuano in città gli eventi legati alla Campagna nazionale di lettura “Il Maggio dei Libri 2025”, ideata dal Centro per il Libro e la Lettura (Cepell), che per l’occasione nel pomeriggio di sabato, 24 maggio, alle ore 18.30, presso la Libreria Colapesce – libri, gusti, idee, via Mario Giurba 8, incontrerà il mondo della fotografia analogica con la presentazione del libro “SICILIE”, del fotogiornalista messinese Francesco Algeri. Il libro fotografico, edito da Selfself Books, a cura di Laura Davì con il contributo curatoriale di Francesca Greco, è un inno al viaggio e al ricordo, interamente realizzato su pellicole Lomography, che fonde tra le sue pagine l’anima di un diario intimo, di un archivio visivo e di tante riflessioni nostalgiche su una terra bellissima, complessa e stratificata come solo la Sicilia sa essere. “SICILIE” è un vero e proprio invito al viaggio, fuori e dentro se stessi, capace di rievocare ricordi personali e memoria collettiva, tra gli scorci, i profumi, i colori ed i sapori di una Sicilia capace di racchiude molteplici identità che rimandano a qualcosa di emozionale, familiare ed universale, grazie all’ obiettivo introspettivo di Francesco Algeri, al suo amore per la fotografia, alla sua cura per le pellicole ed al suo giocare a risvegliare sensi e sensazioni grazie ai colori e alla consistenza diversa della carta stampata.
Che cos’ è SICILIE?
“Mi piace identificare SICILIE come narrativa di viaggio: un viaggio in primis interiore. Un viaggio nella memoria che solo successivamente diventa un viaggio fisico vero e proprio. Un omaggio ai ricordi, ai viaggi di famiglia, alla spensieratezza e alle strade sicule, tra caldo e l’afa. Mi piace tantissimo la fotografia di viaggio, ho scoperto che so parlare per immagini. A volte alcune di queste le accompagno con dei testi brevi, dei racconti. In tasca ho sempre, infatti, una macchina “punta e scatta” ed un taccuino. Non so se sono solo un millennialas, che continua a vivere i viaggi con lo stesso mood di come si vivevano le gite scolastiche, o se più semplicemente sono un uomo analogico. Il titolo “SICILIE” l’ho scelto partendo dal testo di Francesca Greco che, per l’appunto, si trova in copertina. Quando parlo di Sicilia, dell’isola dove sono nato e cresciuto, parlo di pluralità di visioni perché quest’ isola è un’esperienza per chi ci vive e per chi ci arriva. Un’ esperienza più che altro ricca di contrasti interiori per chi ci vive e che oscilla tra la bellezza e l’incuria per chi la visita. Le “Sicilie” nascono dentro quando inizi ad abitare e percepire realmente questa terra e questo mare, quando l’essere isola diventa un vantaggio e ti porta alla possibilità di inventare mondi dell’altrove. Certe Sicilie sono immaginarie ma è la Sicilia stessa a suggerirtele. Qui c’ è una continuità tra ieri ed oggi incredibile.”
Come nasce SICILE? Hai scelto prima il tema o le fotografie?
“È la prima vera pubblicazione che faccio e volevo partire principalmente da ciò che sono, essenzialmente, come fotografo. Il mio essere un professionista del settore, dunque un fotografo professionista nel senso di lavoratore, è ovviamente un qualcosa che deve tener conto di mille aspetti tecnici, burocratici, anche legati all’ innovazione e soprattutto alle tempistiche, spesso molto veloci, e si discosta molto dal mio essere fotografo come persona. Da quando ho memoria credo di aver scattato almeno una foto al giorno per ogni giorno della mia vita, sono molto fissato con il concetto di memoria e con il fatto che ormai, soprattutto per le nuove generazioni, è un qualcosa che tende a degradarsi. Oggi c’ è la tendenza a vivere i ricordi legati alle storie di Instagram, ad esempio, che durano appena 24h e poi cadono nel dimenticatoio. Da sempre ho voluto immagazzinare i ricordi e portarli con me nel vero senso della parola e questo è il motivo per cui prediligo il mezzo analogico. Viaggio da sempre, fin da quando ero piccolissimo, e l’attitudine e l’abitudine al viaggio, che comprendono dall’idea di partenza al programmare tutto, passando per l’attesa del viaggio, si sono insinuate nel mio essere fotografo. Un giorno ho deciso di mettere ordine ad un archivio fisico e personale, che si è tramutato più che altro in una vera e propria aperura del cassetto dei ricordi, ed ho trovato il filo conduttore del viaggio, un viaggio che si può considerare più interiore che geografico. Ne ho parlato con Laura Davì, photo editor ed amica, il cui aiuto è stato preziosissimo nel seguire esattamente e visivamente quel filo e tutte quelle foto che interpreto come un messaggio, dei veri e propri flashback di esperienze vissute che i miei occhi hanno immagazzinato. Il grande potere della fotografia, del resto, è il suo essere d’ aiuto per non dimenticare.”
Gli scatti di SICILIE sono, quindi, interamente analogici: da dove saltano fuori e cosa hai utilizzato per realizzarli?
“Le foto di SICILIE sono tutte in analogico. Ho usato diverse fotocamere, dalle reflex alle macchinette fotografiche usa e getta, parliamo di un range temporale di circa dieci anni e più. Dal 2013 ad oggi, e forse qualche immagine sarà ancora più vecchia. Certo del materiale l’ho dovuto scansionare e risistemare e questo è un processo che mi piace molto perché così sono libero di poter decidere io quando e se tenere il file grezzo. A differenza della sfera lavorativa dove sono intossicato dall’ hard disk e post-produzione. Ecco, la pellicola mi aiuta a fotografare e basta, so cosa andrò ad ottenere ma magari non so come, non riguarderò nulla immediatamente e non dovrò per forza andare a modificare qualcosa davanti ad uno schermo. Non inquinerò, così, il ricordo. La pellicola è una cosa che mi piace, quindi, perché non la devo più toccare, devo saper gestire la luce, quello è il mio essere fotografo, ma poi da una pellicola so che cosa otterrò ed anche se non lo so mi piace la sorpresa, mi piace per esempio il fatto che io spesso raccolgo 10-12 rullini nel corso del tempo e poi li vado a sviluppare e questo mi piace tantissimo perché spesso e volentieri dimentico che cosa c’è dentro e qui arriva l’ aspetto del ricordo: quelle immagini riportano in me quel momento, quella sensazione e quindi non è più nostalgia ma è star bene, perché vado a vedere dei momenti in cui io sono stato bene. Qualsiasi immagine che noi andiamo a trovare in Sicilia, tra l’altro, sfido a dire quando è stata scattata: potrebbe essere un’immagine degli anni 80, potrebbe essere un’immagine di avantieri e mi piace anche giocare con questi aspetti che solo l’analogico ti permette.”
I luoghi di SICILIE non sono i soliti luoghi inflazionati dei viaggi in giro per la Sicilia.
“Esatto: non c’ è Piazza Armerina, non c’ è il Duomo di Messina. Ci sono solo i ricordi e la mia terra. Sono un isolano e vivo la mia terra con una sorta di contraddizione dividendomi tra amore e odio. La mia terra è stupenda, è bellissima, ma è anche sotto certi aspetti maltrattata. Quando viaggio cerco di entrare dentro il territorio, perché lì dentro il territorio, seguendo le strade statali, seguendo le strade, andiamo all’essenza di quella che è la Sicilia e che sicuramente ti porta e ti fa viaggiare tra incuria e bellezza. In più ripeto ho sempre viaggiato sin da piccolissimo: ricordo me in aeroporto con un cartello appeso al collo che dovevo prendere un aereo per Roma per raggiungere i miei zii per poi rientrare con loro in Sicilia, mi ricordo i viaggi di famiglia in estate con i nonni, i cugini, mia madre e di conseguenza i preparativi: prepararsi per partire mi ha sempre regalato sensazioni bellissime. Ho sicuramente molta nostalgia di questi aspetti collegati al viaggio e che mi vado a ricreare anche ora nel mio essere padre, nel mio avere una famiglia ed il bello è che nonostante molte cose nella società sono cambiante tante abitudini, soprattutto di noi isolani, in realtà sono ben radicate in noi stessi. E così la preparazione al viaggio ed il viaggio stesso, mi sono accorto, diventano dei percorsi interiori abbastanza universali in cui altri si possono rivedere. Penso, inoltre a chi non sta qua, a chi è costretto spesso e volentieri a dover abbandonare la Sicilia, a chi magari se ne è voluto andare ma poi ha quella sorta di nostalgia del voler ritornare. Vuoi o non vuoi è intrinseco dentro di noi.”
Un aspetto molto particolare di SICILIE è legato ai colori, alla tipologia di pellicole, ed ancora ad un gioco sensoriale tattile dato da diversi tipi di carta stampata.
“Esattamente ed è tutto sempre collegato alla tematica del ricordo e della memoria. Ci sono alcune pellicole, ad esempio, le pellicole color shifting che alterano i colori creando automaticamente una sorta di mondo a sé stante. E dato che secondo me il ricordo è un qualcosa di sospeso che tende a degradarsi, allora trovo molto azzeccato giocare con questo tipo di effetto. Quando vado a fotografare qualcosa in viaggio mi piace incanalarla come se fosse un vero e proprio ricordo connesso alla memoria, però non è qualcosa di per forza definito. No?!?! Sono un po’ punk in quello che faccio, l’aspetto grezzo di quello che vai a fare anche fotograficamente secondo me è molto importante, altrimenti releghiamo tutto veramente al mezzo e alla perfezione del computer, alla macchina che costa centinaia di euro. Ho cercato di utilizzare, inoltre, tre tipologie di carte diverse all’ interno del libro perché vorrei che l’esperienza di chi lo sfoglia sia anche materiale: man manco che si sfoglia le sensazioni cambiano.”
Tre fotografie di SICILIE a cui sei più legato?
“Non è detto che quelle che scelgo in questo momento siano le stesse che sceglierei domani. Sicuramente il gruppo di foto dei ragazzi a Salina: quella giornata la definisco magica, mi sono trovato davanti questi ragazzi che giocavano e mi sono sentito proiettato indietro nel tempo, perché proprio loro che appartengono ad una generazione super tecnologica stavano giocando, invece, nella stessa maniera in cui giocavo io con gli amici. Oltre al fatto che per me la fotografia è luce, e quel giorno c’era una luce incredibile ed ho adorato fotografare in quel preciso momento. Poi c’ è una fotografia che per me è stato un regalo, perchè la Street Photography è un regalo dato che il 99% delle volte il risultato è un fallimento e ti devi affidare a quell’ 1%, ed è la foto di un ragazzino con lo zucchero filato al Baby Park di Messina: quel giorno c’ era veramente un casino e ad un tratto è apparso lui nel posto giusto, al momento giusto, con la luce giusta. E poi una foto di mia figlia Martina: lei è sfocata, anche perché cerco di proteggerla da questo punto di vista, ed è una foto mentre giocava nella casa dei nonni e giocava nel mio stesso identico modo senza io che le avessi mai detto come fare ed anche qui mi riallaccio al filo conduttore.”
SICILIE ha un testo in copertina, si chiude con un testo ed al suo interno qua e là si trovano dei piccoli estratti. Quale sarà il futuro di tutto questo?
“In copertina c’ è un testo, che mi piace molto, di Francesca Greco, che ringrazio tantissimo, che ha scritto basandosi sulle mie immagini andando a fare centro e capendo in pieno tutto quello che volevo trasmettere e che le immagini stesse vogliono trasmettono. E come ho già detto prima proprio dal suo testo siamo arrivati al titolo. All’ interno ci sono i miei testi o meglio delle micro porzioni, e poi alla fine, solo alla fine, senza spoilerare altro c’ è quello che è la Sicilia dal mio punto di vista. Questo libro è un percorso di emozioni, di sensazioni, e di sensi dalla vista al tatto. Mi piacerebbe tanto che il suo futuro si traducesse in una mostra così da esporre non solo le immagini contenute nel libro ma anche le altre collegate, tra cui tante polaroid, e ad ogni immagine affiancare i testi che ho scritto.”
Sei molto conosciuto come fotografo nel mondo della musica, sotto e sopra il palco, e come fotogiornalista focalizzato sulla Street Photography ma la tua prima pubblicazione è incentrata su tutt’altro.
“E’ soltanto l’inizio, dopo tanti anni di lavoro e di foto ho pensato che fosse arrivato il momento, e questa la rubo a Fellini, di mostrare e non di dimostrare. E di conseguenza il mio punto di partenza non poteva altro che essere la mia essenza da fotografo appassionato di fotografia: il viaggio ed il ricordo. Arriverà anche il momento di tirar fuori qualcosa sulla musica: vivo per la musica e per la fotografia collegata al mondo della musica, ho scattato talmente tanto di quel materiale tra concerti e live Club che inizia a sommergermi. Spero di non smettere mai sotto questo punto di vista.”
Cosa succederà sabato pomeriggio da Colapesce?
“Una cosa molto semplice: nel pomeriggio presenteremo in libro in compagnia di Venera e spero anche di Laura Davì, che per l’appunto ne è la curatrice, e mi fa molto piacere che sarà presente anche Andrea Calbusera di SelfSelf Books che è diventato un amico. Mentre la mattina terrò un workshop incentrato sulla fotografia analogica e su come poter sviluppare una pellicola in bianco e nero, in modo rapido e veloce, anche alla luce del sole, senza dover ricorrere alla camera oscura. L’obiettivo del laboratorio, in collaborazione con Lomography, è quello di fornire gli strumenti e le nozioni affinché si possa diventare totalmente autonomi nel processo creativo analogico, dalla fase di scatto a quella di sviluppo, sfruttando una Tank “Daylight”.