MESSINA. Ultima occasione nella giornata di oggi, venerdì 28 novembre, per scoprire e ammirare l’installazione “IO VEDO” dell’artista siciliana Francesca Borgia presso la Chiesa di S.Tommaso il Vecchio, in via Romagnosi, dalle ore 10.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 20.00. L’opera, che fa parte di una delle iniziative di lanciate da Mangia&Cambia a cura di Slow Food Messina è stata inaugurata il 17 novembre ed è un vero e proprio pungo allo stomaco, che toglie la parola e ne restituisce lo sguardo, con i suoi 15000 sudari in terracotta bianca, sdraiati uno accanto all’altro, in ricordo di ogni bambino ucciso a Gaza.
L’artista, così, non solo si interroga ma richiama alla responsabilità individuale ogni essere vivente. “In questo nostro periodo storico sconvolto da guerre e genocidi, si può ancora restare indifferenti? Come viene amministrato nelle decisioni di responsabilità il libero arbitrio che ogni uomo possiede? Quando è successo che abbiamo perso la nostra intima scheggia di luce che illuminava il nostro pianeta, invece di violentarlo? L’arte può aprire uno spazio di riflessione e conoscenza – incalza Francesca Borgia – si può ancora restare indifferenti verso gli assalti continui e brutali a persone stremate, ferite, mutilate, affamate, assetate? Dopo più di 600 giorni dall’inizio del conflitto israelo-palestinese, abbiamo il dovere di esporci, fare qualcosa, qualunque cosa che possa fermare questo orrore crescente. Io ho sgranato un personale rosario per riuscire ad avere un po’ d’aria. Ho messo in atto una pratica catartica. Un gesto quotidiano ripetuto per 15.000 volte per aggiustare un tempo altro, pieno di compassione, fino a stendere mille mila sudari per una degna sepoltura. Passano piccoli bozzoli tra le mie mani e ognuno è diverso, come unico è il bambino che è stato ucciso dall’altra parte del mare. Un involucro bianco che non si trasformerà in farfalla, non vedrà più volti familiari e casa, cielo, mare, alberi. Fedeli animali con i quali giocare, cibo da gustare, acqua da bere, cappotti per l’inverno e tuffi nel mare in estate. Come rimettere tutto a posto? Ogni giorno compio il mio personale esercizio di espiazione e tocco con delicatezza i bordi di un sudario che accoglie una piccola vittima di questo storto mondo. Si accumulano corpi fino a perimetrare una distesa infinita di dolore. A questo serve l’arte. A non farti voltare dall’altra parte mentre guardi”.
Francesca Borgia, quindi, ancora una volta, è capace di far immergere gli spettatori, con la arte e la sua visione, nei problemi dolori del mondo, indicando loro la via da percorrere per restare umani con un’installazione che trasmette commozione e compassione, ovvero quei sentimenti atti a rifondare l’essere umano sempre più disorientato e annichilito da una politica innervata sul bieco profitto e l’individualismo sfrenato. Con lei l’arte diventa, dunque, spazio di discussione di un tempo che si sta sgretolando per diventare qualcos’altro: un altro modo di vivere insieme.







