MESSINA. L’ultimo in ordine di tempo è stato il pino di piazza Duomo di ieri, ma in città, complice anche un inverno particolarmente piovoso e ventoso, di alberi crollati al suolo ce ne sono stati non pochi. Sulla questione, cercando di spiegare le conseguenze (anche quelle non immediatamente apparenti) ci ha pensato Legambiente Messina.
“Lo schianto di un albero di alto fusto, che per pura casualità non ha determinato una tragedia visto che l’area in cui è caduto il pino di piazza Duomo è usualmente frequentata dai numerosi turisti, è l’ultimo episodio che riaccende le discussioni sugli alberi di Messina. È spontaneo interrogarsi, in casi del genere, su quali possano essere state le cause dello schianto, verificatosi in circostanze piuttosto inusuali, data l’assenza di condizioni meteo particolarmente violente, né, in questo caso, di evidenti costrizioni intorno alle radici dell’albero, vista l’ampiezza dell’aiuola in cui si trovava. Difatti, non risulta tra l’altro che l’albero fosse indicato tra quelli a rischio schianto. Ed allora? Nel caso specifico, data la dinamica, si può osservare che evidentemente lo schianto è stato dovuto ad un cedimento dell’apparato radicale e non del fusto; auspichiamo che tecnici competenti compiano ulteriori accertamenti per appurarne le condizioni e chiarire le cause del cedimento.
Ci sembra tuttavia importante, al di là dell’esito di tali accertamenti, che nel caso specifico potrebbero portarci di fronte ad un caso di cattiva gestione e manutenzione del verde urbano oppure no, approfittare della circostanza per ribadire alcune considerazioni generali e tuttavia imprescindibili. Le discipline che si occupano della valutazione della stabilità degli alberi non sono scienze esatte, ma si basano su una serie di valutazioni essenzialmente probabilistiche, fondate su osservazioni e parametri tecnici spesso non facili da osservare (ad es. lo stato degli apparati radicali). È bene dunque ribadire che il “rischio zero” per gli alberi in città non esiste, o meglio esiste solo in assenza di alberi. È nostra convinzione tuttavia che tale rischio vada da un lato ridotto quanto più possibile (attraverso una oculata, costante, lungimirante e competente cura delle piante) e dall’altro consapevolmente assunto tanto dalla amministrazione quanto dalla cittadinanza. Il danno è certamente evidente quando crolla un albero (e non esiste un “rischio zero” sul suo possibile schianto), ma ciò che non si vede – o meglio, che non si vede in un solo attimo – (ma che dovrebbe essere all’apice delle scelte sul verde urbano da parte della pubblica amministrazione e nella coscienza di ogni cittadino) è il beneficio: l’assenza di un albero apporta danni meno evidenti, ma estremamente reali nei confronti della salute e del benessere dei cittadini e dell’ecosistema urbano.La gestione del verde ha bisogno di essere condotta con criterio, affinché le piante grandi siano messe nelle condizioni migliori per espletare i propri benefici e per durare a lungo. Il crollo degli alberi comporta danni a rischio contenuto, ma se nessun danno e nessuna vittima può essere posta in secondo piano, occorre guardare le statistiche e confrontare il numero di tali vittime (qualche unità all’anno su scala nazionale) con le vittime dirette e indirette di quei “mali urbani” da cui sono affette le nostre città: inquinamento dell’aria, alte temperature e relativa mortalità, non da ultimo, squallore e bruttezza.
Tutti fronti sui quali il verde urbano e, segnatamente, i GRANDI ALBERI, grazie agli innumerevoli servizi ecosistemici che forniscono sono formidabili alleati a sostegno della salute fisica, psicologica e in conclusione della vita stessa della cittadinanza(essi agiscono infatti su miglioramento del microclima, limitazione del fenomeno delle isole di calore, sequestro del carbonio, attenuazione del rumore, purificazione dell’aria, cattura delle polveri sottili, produzione di ossigeno).
Il verde urbano, e soprattutto i grandi alberi cittadini, proprio per le difficoltà di svilupparsi in un ambito urbano, necessitano maggiore e puntuale attenzione e cura, ma anche maggiore considerazione del loro valore; né si può per quanto ci riguarda ripiegare sistematicamente su piante di modeste dimensioni che certo sono adatte a determinati contesti urbani e vanno integrate nel complesso del verde, ma che non possono sostituire il ruolo ineludibile dei grandi alberi. In tempi in cui solo amministratori insipienti o in mala fede possono ignorare la categorica urgenza di porre in essere azioni di mitigazione del cambiamento climatico e adattamento delle nostre fragilissime città ai suoi effetti che già ben tocchiamo con mano, la cura, la gestione e il potenziamento del verde urbano non sono “lussi” per le anime belle ambientaliste ma servizi per la cittadinanza, essenziali quanto lo smaltimento dei rifiuti e il trasporto pubblico.
Forse – non lo sappiamo ancora – non è il caso del pino di piazza Duomo, ma occorre dire e sapere che, a Messina come altrove, il pessimo stato in cui versano moltissime delle nostre alberate è in gran parte causato da una gestione disastrosa (cosiddette “potature” insensate e ripetute più anni, distruzione degli apparati radicali ecc.) o da una “non gestione”, ripetuta negli anni e i cui effetti si vedono e si trascinano nel tempo, portando poi un giorno all’esito “inevitabile” dello schianto o dell’abbattimento…
Che fare dunque? Intanto allargare un po’ la nostra visuale e la nostra prospettiva, per capire ad esempio, per tornare al nostro pino o meglio alla sua aiuola, che anche se è molto “carino”, un prato all’inglese irrigato tutta l’estate in una città sul Mediterraneo (con i problemi idrici che non stiamo a ricordare) no, non è un esempio di buona gestione ma solo un appariscente zuccherino.
Da anni il nostro circolo cerca di ricordare alle amministrazioni che si susseguono che esistono fondamentali strumenti di gestione del verde di cui la nostra città è ancora sprovvista.
A che punto siamo con il Regolamento comunale del verde urbano? E con il Piano del Verde? Tutto tace da anni…
Senza questi due strumenti – la cui definizione per quanto ci riguarda deve assolutamente coinvolgere al massimo tanto la cittadinaza quanto le più qualificate competenze tecniche del settore – la gestione del verde a Messina resterà nella migliore delle ipotesi nelle mani del più o meno volenteroso o ignorante assessore e tecnico di turno, di questo o di quel progetto, senza una prospettiva, senza una visione, senza un piano di lungo periodo.
Di questo e di altro vorremmo parlare da tempo con l’assessore al ramo ma nonostante le nostre varie richieste d’incontro non abbiamo ricevuto alcun riscontro. Si potrebbe allora incominciare ad avere più attenzione di quanto le associazioni ed i cittadini segnalano e propongono”.