MESSINA. Da due giorni bloccati in un parcheggio, all’addiaccio, costretti a dormire in macchina, senza cibo e acqua, in condizioni sanitarie a rischio. È la condizione in cui vivono da ore centinaia di cittadini siciliani bloccati a Villa San Giovanni e impossibilitati a rientrare a casa. Fra loro anche il messinese Fabio, 45 anni, che in seguito alla chiusura del cantiere in cui lavorava, disposta dal premier francese Emmanuel Macron, è partito domenica 22 da Parigi per affrontare il lungo viaggio verso lo Stretto e mettersi poi in quarantena presso il proprio domicilio.

«Quando sono partito, insieme a un collega di Siracusa, il Decreto in vigore mi autorizzava a far rientro a casa. In possesso di tutte la “carte” e delle autorizzazioni, siamo stati registrati al valico del Monte Bianco e ci siamo messi in viaggio, senonché, una volta arrivati a Villa, non ci hanno permesso più di proseguire perché nel frattempo era stato emesso il nuovo decreto con misure più stringenti», spiega, raccontando per filo e per segno la sua odissea.

«Siamo giunti in Calabria intorno alle 13 di lunedi 23 e ci siamo messi in fila per imbarcarci. All’inizio sembravano non esserci problemi e le forze dell’ordine ci hanno chiesto solo di consegnare un’altra copia dell’autocertificazione, che ci hanno fornito gli stessi agenti. Poi è scoppiato il caos, con la gente che è scesa dalle macchine per chiedere spiegazioni e le forze dell’ordine che non sapevano come comportarsi, ma capisco che non è colpa loro».

Successivamente, racconta ancora, i viaggiatori sono stati fatti spostare nel parcheggio, dove hanno trascorso la notte svegli. La mattina del 24 la situazione degenera,  “a causa anche della protesta di un gruppo numeroso di ‘sinti’ siciliani con al seguito donne e bambini, che poi sono stati fatti passare, mentre noi, pur in possesso di tutte le autorizzazioni, siamo ancora fermi qua. Preciso che sono già registrato ai siti della Regione e del Comune”.

Trascorrono le ore e la confusione aumenta, con dietrofront improvvisi e rassicurazioni che non si concretizzano. “Ieri sera ci hanno garantito che a breve ci avrebbero fatto passare, stamani il contrordine, con riferimento all’ordinanza del presidente Musumeci. La proposta che ci hanno fatto è quella di trascorrere la quarantena qui, in qualche struttura. Molti hanno accettato ma io non ho intenzione di accettare, anche a rischio di farmi arrestare”.

Ma come hanno trascorso questi giorni nel parcheggio? “Qui – prosegue Fabio – ci mancano le condizioni minime di sopravvivenza. Siamo senza sapone e per andare in bagno utilizziamo i pochi servizi di Bluferries, che non sono sufficienti per tutte queste persone. Ci è stato detto in tutti i modi di evitare gli assembramenti e invece ci tengono tutti segregati qua”.

Non va meglio con il cibo: “Dal 23 ad oggi ci hanno dato solo un pasto e un litro e mezzo di acqua”, racconta, rassicurando poi i suoi concittadini: “Ieri ho raccontato la mia storia sui social e in tanti mi hanno attaccato. Capisco la paura, alimentata anche dal caso degli sciatori, ma nessuno di noi vuole andare in giro. Vogliamo solo tornare a casa per rispettare la quarantena”.

Di seguito il video con la sua testimonianza:

 

 

 

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