MESSINA. Un messinese su quattro si trasferisce in provincia. Un dato che non emerge quasi mai quando si tratta di considerare i numeri della migrazione cittadina, e della continua erosione demografica della popolazione di Messina: non soltanto la meta preferita non è il nord Italia, come da “tradizione” ed iconografia, ma addirittura il 23,9%  di chi lascia la città ha optato per andare a vivere in provincia. Su 2953 messinesi che nel 2018 hanno fatto le valigie, 707 le hanno disfatte dopo solo qualche chilometro di distanza.

Si tratta per lo più di giovani in età compresa fra i 15 e i 39 anni che lasciano la città e decidono di trasferirsi nei comuni vicini, cioè quelli compresi fino a Milazzo (lato tirrenico) e quelli fino a Roccalumera (lato ionico). Un dato in controtendenza rispetto all’ultimo decennio, durante il quale la maggior parte dei cittadini appartenenti alla stessa fascia d’età sceglieva di andare a vivere nei comuni quelli di Nord Ovest (30%) e Nord Est (15%), ma che conferma il lento e progressivo percorso di “svuotamento” del centro cittadino cominciato già nel 2002.

Delle due fasce la privilegiata è senza dubbio quella tirrenica. Negli ultimi sedici anni, infatti, la maggior parte dei cittadini ha scelto di andare a vivere a Rometta, Villafranca e Spadafora. Nonostante le oggettive difficoltà della vita eoliana, è decisamente elevato il numero di messinesi che si trasferisce a Lipari, al quarto posto della graduatoria dei comuni verso cui emigrano i messinesi, seguita soltanto da Milazzo e, poi, dal comune di Venetico. Per quanto riguarda, invece, la zona ionica al primo posto fra i comuni scelti spicca Santa Teresa di Riva, che, fra i comuni che hanno convogliato il maggior numero di emigrati, si piazza comunque al decimo posto. A seguire, poi, l’insolita Furnari e la costosissima Taormina. Il comune di Roccalumera si piazza solo dopo Nizza di Sicilia e resta comunque l’ultimo scorcio di fascia ionica. A seguire, infatti, resta alto il numero di persone che va a vivere, ancora, a Capo d’OrlandoPatti. Chiudono il sipario, infine, Scaletta ZancleaAlì Terme Pace del Mela.

 

 

Il dato dell’emigrazione relativo soltanto all’anno 2018 conferma nei numeri e nelle mete la tendenza degli ultimi sedici anni. Sul podio, infatti, restano ancora i comuni di RomettaVillafranca tirrena Spadafora. Solo nell’anno passato sono stati 2840 i messinesi cancellati dall’anagrafe cittadina per altri comuni italiani, mentre 404 sono andati a vivere all’estero.

 

Perché si abbandona la città per la provincia non è certamente il rapporto demografico a dirlo, ma è possibile ipotizzare che facilità di spostamento (è certamente più semplice raggiungere il centro di Messina dai comuni limitrofi serviti dall’autostrada, piuttosto che dai villaggi estremi della zona nord e sud), costo della vita inferiore e vivibilità che assicura un piccolo paese rispetto a una grande città, soprattutto in periferia, tendono a spostare l’ago della bilancia: non a caso, Rometta è il primo comune siciliano per raccolta differenziata, che veleggia intorno all’82%, mentre Messina è ferma al palo con il 17,8% e si piazza al posto numero 340.

Se quasi il 24% di messinesi è andato a vivere in provincia, resta alto, poi, il numero di persone migrate verso altre regioni. Al primo posto nel rispetto delle tradizioni, resta la Lombardia, scelta dal 17,21% dei messinesi che nel 2018 hanno scelto la regione del nord. Mentre soltanto il 9,9% si è spostato nella stessa Sicilia e il 6,7% è emigrato in Lazio e il 6,6% in Emilia Romagna. Il valore resta alto principalmente per la classe d’età compresa fra i 15 e i 39 anni.

 

 

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