di Marino Rinaldi e Daniele De Joannon

MESSINA. Ventiduesima puntata (qui le altre puntate) della rubrica che spiegherà ai messinesi perché il rione, il quartiere o la via in cui vivono si chiama come si chiama: un tuffo nel passato della città alla ricerca di radici linguistiche, storiche, sociali e culturali, che racconta chi siamo oggi e perché.

PARADISO, PACE, CONTEMPLAZIONE: rioni costieri che in sequenza iniziano dal torrente Annunziata e si estendono fino al torrente Sant’Agata. Costituiscono l’inizio della litoranea nord della città

Le “Colonne d’Ercole” sono posizionate all’Annunziata, poco dopo il Baby Park: un confine immaginario che separa la parte più urbana dell’abitato dalla riviera. È lì che ha inizio il litorale nord della città, che si estende senza soluzione di continuità per tutta la costa, accogliendo spiagge libere e lidi attrezzati, ristoranti e luoghi della movida, impianti sportivi e barche di pescatori. È la promenade estiva di Messina, che accoglie i bagnanti con tre nomi celestiali : Paradiso, Contemplazione, Pace. La toponomastica che si fa depliant.

Attraversata nella sua interezza da Via Consolare Pompea, la strada litoranea di Messina ha inizio nel quartiere di Paradiso, un “nobile giardino suburbano nella spiaggia aquilonare” il cui nome, secondo l’interpretazione di Placido Samperi, deriva da un podere acquistato dal cavaliere Don Raimondo Marquett (1641 – 1681), di origine catalana, che lì costruì “una villa sontuosa, con tanta dovizia di copiose fontane, artificiose spalliere di mortine, gelsomini, limoni, arance e per l’abbondanza di ottimi frutti da meritare un tale nome”. Insomma un piccolo “Paradiso”, al cui interno si conservavano collezioni degne di una wunderkammer.

 

La foto virale che ritrae due seguaci del Dalai Lama sotto al cartello di Paradiso

 

Secondo altre fonti, invece, il termine discenderebbe da un oratorio esistente nella zona e dedicato alla Madonna del Paradiso, di cui però non resta più nulla (sebbene qualcuno lo identifichi con la chiesetta dedicata alla “Madonna della Contemplazione”). 

Il villaggio, nei secoli caratterizzato dalle tipiche case dei pescatori affacciate sulla riviera e da bellissime ville padronali a mezza collina, è stato nel tempo affogato dal cemento, a partire dalla costruzione di alcuni complessi tra la fine anni ’70 e la metà degli anni ’80: nulla tuttavia in confronto con ciò che è accaduto negli ultimi quindici anni, in particolare in seguito alle lottizzazioni determinate dalla variante al piano regolatore generale del 2002.

 

 

Paradiso, dove tutt’ora esistono la zona delle cosiddette “case basse”, anch’esse più volte minacciate dagli appetiti dei privati, conobbe un primo duro colpo dopo la seconda guerra mondiale, quando Villa Costarelli, detta anche “Villa Luce”, edificata nell’Ottocento su progetto dell’architetto Leone Savoia, venne spazzata via per far posto, nei suoi grandi giardini, a un esclusivo complesso residenziale all’epoca quasi fuori città.

 

 

Percorrendo la Consolare Pompea, attraversata un tempo da un tram a vapore che conduceva fino a Villafrancasi giunge quindi a Contemplazione, che prende il nome dalla Chiesa della Madonna della Contemplazione, costruita nel secolo XVII e messa a disposizione della gente del luogo per l’esercizio del culto. Danneggiata dal terremoto del 1908, fu successivamente restaurata dai Frati Minori di Portosalvo e rimase operativa fino al 1960,  quando fu costruita la Chiesa Cuore Immacolato di Maria.

Anche qui, e fino a Ganzirri, qualche villa superstite racconta un passato glorioso, con edifici a un piano con ammezzato lungo la strada, le cui porte sono in pietra di Siracusa, e in collina un interessante repertorio dell’architettura eclettica successiva al terremoto del 1908.

La villa che adesso ospita il resort Town House, Villa Cardillo (oggi Villa Chirico, in stile neomedievale e all’interno della quale sembra siano murati alcuni resti della Cattedrale non utilizzati nella ricostruzione successiva al sisma), villa Florio le due ville Savoja (la prima in posizione scenografica, la seconda con elementi liberty). Quest’ultima, attribuita a Ernesto Basile costituisce uno dei pochi esempi di liberty puro in città.

 

 

Nel frattempo si è giunti a Pace, che prende il nome anch’essa da un’antica chiesa oggi scomparsa, detta Madonna della Pace. Ancora presente, invece, è l’iconica Chiesa S.Maria della Grotta (detta anche S.Maria delle Grazie), che rappresenta uno dei simboli della riviera guardando la costa dallo Stretto. Costruita nel 1622 da Simone Gulli nei pressi di un oratorio cinquecentesco per volere del viceré di Sicilia Emanuele Filiberto di Savoia, nel 1908 fu danneggiata dal terremoto e fu ricostruita e inaugurata nel 1931.

A spiegare il perché del toponimo “Grotta” è ancora Placido Samperi, che racconta di un vascello levantino intento a solcare le acque dello Stretto, con a bordo un’ icona della Santa Vergine. Giunto di fronte alla costa dove ora sorge il tempio, secondo una antica leggenda, si arrestò e non potè più andare avanti, interpretando la circostanza come una volontà della Madonna di fermarsi in quel luogo. Ragion per cui incaricò i marinai di portare a terra la sacra immagine e di lasciarla in una grotta vicino al mare, poi ribattezzata dai pescatori del luogo come Madonna della Grotta.

Diversa, invece, la spiegazione che dà Vito Amico, che cita il quadro “Madonna della Grotta, cioè della Vergine che partorisce Cristo in Betlemme”, facendo riferimento una grande pala del Marolì, custodita nella chiesa,  che raffigura la natività di Gesù nella grotta di Betlemme.

 

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Johnny3000
Johnny3000
16 Febbraio 2020 23:49

🇮🇹CAPITALE🇮🇹