MESSINA. Diciannove condanne e due assoluzioni. Questa la sentenza del processo con l’abbreviato dell’operazione antimafia “Beta”.  La sentenza è del gup Carmine De Rose nei confronti di 21 imputati che hanno scelto il rito abbreviato. La condanna più alta, 15 anni e 2 mesi 20 giorni, è stata disposta per Vincenzo Romeo, che avrebbe avuto un ruolo di vertice, mentre 11 anni sono stati inflitti a Benedetto Romeo, 10 anni e 8 mesi per Marco Daidone e Pasquale Romeo mentre 10 anni e 10 mesi  e 20 giorni per Antonio Romeo. Biagio Grasso, l’imprenditore che ha deciso di collaborare con i magistrati  è stato condannato a 6 anni e 4 mesi con il riconoscimento dell’attenuante per la collaborazione. Inoltre sono stati condannati Giovanni Bevilacqua ad 1 anno, 10 mesi e 20 giorni, Caterina Di Pietro 1 anno, 9 mesi e 20 giorni, Stefano Giorgio Piluso 1 anno, 9 mesi e 10 giorni, Mauro Guernieri 1 anni e 4 mesi, Fabio Laganà 6 mesi, Nunzio Laganà 6 mesi, Antonio Lipari 1 anno 4 mesi e 20 giorni, Salvatore Lipari 1 anni 5 mesi e 10 giorni, Lorenzo Mazzullo 3 anni e 6 mesi, Antonio Rizzo 3 mesi, Gianluca Romeo 2 anni, un mese e 10 giorni, Maurizio Romeo 1 anno , 9 mesi e 10 giorni, Giuseppe Verde 6 mesi.
Sono stati invece assolti con formula piena Francesco Altieri e Giovambattista Croce, difesi dagli avvocati Salvatore Carroccio e Carmelo Vinci.
Nel processo sono stati impegnati gli avvocati Nino Caicia, Salvatore Silvestro, Antonello Scordo, Tancredi Traclò, Domenico Andrè, Monica Genovese, Angelo Colosi, Roberto Materia e Tommaso Calderone.
 
Lo scorso 20 settembre il pubblico ministero Liliana Todaro aveva chiesto condanne che andavano da un massimo di 18 anni fino ad un minino di 2 anni di reclusione. Le indagini dei carabinieri del Ros, coordinata all’epoca dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita, sfociate nel blitz dell’agosto 2017, hanno puntato i riflettori su un’associazione mafiosa che sarebbe stata collegata al clan Santapaola Ercolano di Catania, sovraordinata rispetto ai clan che tradizionalmente operano nei quartieri cittadini e che avrebbe avuto rapporti con professionisti, imprenditori, titolari di società e funzionari pubblici.
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