MESSINA. Poche, laconiche righe, per annunciare la fine dell’Atm così come è oggi, e per annunciare l’arrivo della nuova Spa. “Con la presente si comunica che l’ATM in liquidazione cesserà la gestione di ogni servizio alla data del 31 Dicembre 2019.  Pertanto, dall’1 gennaio 2020, i servizi verranno espletati dall’ATM S.p.A., già costituita.  Si invitano le organizzazioni sindacali in indirizzo a concertare con questa ATM e con l’ATM S.p.A. i necessari tavoli di confronto, tendenti a condividere le tutele dei lavoratori ai sensi delle normative vigenti in materia”.

E’ un messaggio di porta certificata proveniente dall’indirizzo della segreteria generale dell’Atm, dall’oggetto “Comunicazione cessazione dai servizi”, che sottolinea la volontà di un’accelerazione da parte della governance dell’azienda trasporti per chiudere con la vecchia azienda speciale per far diventare operativa la società per azioni.

Il problema è che sul piano di liquidazione il consiglio comunale deve ancora esprimersi, e non sembra affatto intenzionato a farlo in breve. Durante la conferenza stampa di inizio settimana, cinque consiglieri comunali di area Pd avevano spiegato che la liquidazione dell’Atm è arrivata in consiglio comunale solo pochi giorni fa, ed essendo la materia piuttosto scottante e controversa, non è possibile che la si voti senza prima averla esaminata a fondo. Concetto ribadito nei giorni scorsi anche dal M5s. Di tutt’altro avviso l’amministrazione, che a questo punto pone una scadenza che rappresenta uno scontro frontale nei confronti dell’aula. In settimana, nel frattempo, è arrivata la notizia, contestatissima, dell’aumento delle tariffe di biglietti e parcheggi.

Stamattina, il sindaco e i liquidatori hanno partecipato ad un’assemblea coi lavoratori dell’Atm, rassicurandoli per il futuro e sul pagamento degli stipendi di novembre e dicembre, e sulle tredicesime (che qualche giorno fa Cateno De Luca aveva annunciato non sarebbero stati pagati per via del ritardo nella partenza della Spa). All’assemblea hanno partecipato i sindacati, tranne Cgil e Uil, che non solo rimangono sull’Aventino, ritenendo che non vi siano garanzie sugli stipendi, ma hanno confermato lo sciopero, rivolgendosi al Prefetto per la convocazione delle parti.

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