MESSINA. Non c’è pace per l’Atm, perchè i numeri continuano a non quadrare. E i revisori decidono di mandare un esposto alla Procura della Corte dei conti, gettando ombre sulla gestione dell’azienda speciale che si occupa di trasporto, ma anche sulle cifre che ne avrebbero giustificato la messa in liquidazione votata dal consiglio a novembre scorso (e contestata oggi da molti di loro).

L’esposto è firmato da Felice Genovese, Consuelo Maisano ed Emanuele Bucceri, che dal 27 marzo al 27 luglio, in sette verbali, sostengono di aver denunciato più volte agli organi responsabili dell’azienda trasporti ed all’ente proprietario (il comune di Messina, ndr), le grosse lacune dell’unità operativa di ragioneria. Cosa lamentano i revisori?

Intanto l’incongruenza delle cifre contenute nel bilancio 2019, quello che giustificherebbe la liquidazione. Che, scrivono, “vengono riportare in modo frammentario ed improprio, tali da non fornire una rappresentazione veritiera e corretta della situazione patrimoniale finanziaria dell’Atm“. Nel mirino dei revisori anche otto incarichi (a titolo oneroso), conferiti tra il 2018 ed il 2019 per consulenze contabili e fiscali. Uno degli incarichi sarebbe stato  retribuito con un compenso del 2% delle somme certificate “senza neanche preventivamente quantificare l’impegno di spesa assunto”, tuonano i revisori.

Poi si passa alla liquidazione. Trascorsi sei mesi dalla votazione della delibera di fine novembre 2018, i revisori evidenziano che “non è stato perfezionato leader della liquidazione e scioglimento dell’azienda trasporti”, e che “sta continuando la normale attività di trasporto pubblico locale senza che sia stato deliberato l’esercizio provvisorio, e senza un nuovo contratto di servizio che nei regolamenti lo stesso”.  Il 17 giugno, poi, il sindaco Cateno De Luca nomina la commissione liquidatrice, “con conseguente cessazione dei poteri del consiglio d’amministrazione“, puntualizzano i tre revisori. Ebbene, due mesi dopo, a fine agosto, i revisori riscontravano presso l’ufficio tesoreria dell’azienda, “diversi mandati di pagamento riportati in calce le firme autorizzatorie dei commissari liquidatori e del presidente del consiglio d’amministrazione già cessata (Pippo Campagna, ndr). Tale procedura risulta anomala in quanto alla data dell’effettuazione degli ordinativi di pagamento, il presidente aveva cessato le proprie funzioni“, sottolineano Genovese, Maisano e Bucceri.

E se questi sono i problemi “di forma”, poi ci sono quelli di sostanza: continua crescita dei debiti tributari, mancato rinnovo del contratto di servizio scaduto, mancata definizione delle problematiche relative all’immobile aziendale, bilanci aziendali dal 2004 al 2016, che “pur essendo stati proposti per l’approvazione i vari consigli comunali, non sono stati da questi ultimi mai approvati, senza addurre per quanto questo collegio possa conoscere, motivazioni specifiche, anzi inserendo nella rimodulazione del piano di equilibrio ventennale del Comune di Messina, un impegno per l’integrale copertura delle perdite pregresse dell’azienda trasporti al 31/12/2013, da 51 milioni e mezzo ed un ulteriore impegno pari a 29 milioni e rotti. “Per quest’ultimo non si riesce a capire la motivazione”, spiegano.

Tanto basta, secondo i tre revisori, per mandare le carte in procura alla Corte dei Conti.

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[…] Genovese: a ottobre 2019 il collegio ( Genovese, Consuelo Maisano ed Emanuele Bucceri) ha mandato alla Corte dei conti gli atti relativi alla gestione amministrativa dell’azienda trasporti […]