MESSINA. È la città che ottiene la peggiore performance, tra i grandi comuni di tutta Italia, per l’occupazione. E quei pochi fortunati che lavorano, se la passano piuttosto male. E’ l’allarmante fotografia di Messina, comune che non è riuscito a risollevarsi dalla crisi, e che nel giro di dieci anni ha visto precipitare i già non esaltanti numeri sul lavoro e sul reddito. Lo certifica il report annuale diffuso dal Comune, che analizza i dati di un disastro generazionale.

Nel 2018 decrescono gli occupati, ben il 7,2% in meno rispetto al 2017: la peggiore performance rispetto a tutti gli altri comuni presi in considerazione. Il tasso di occupazione si attesta sotto il 37,9% (2,7% in meno rispetto al 2017), anche questo il più basso fra i grandi comuni. Un crollo, quello messinese: nel giro di dieci anni si sono persi più di 7 punti percentuali (dal 45,1% al 37,9%). Conseguentemente, raddoppia il tasso di disoccupazione nello stesso periodo: dal 15% al 34,3% dal 2008 al 2018.

 

E chi ha la fortuna di lavorare?  Non naviga certo nell’oro: un messinese su tre, infatti, sbarca il lunario con meno di ottocento euro al mese (quando va bene). Nel 2017 la classe di reddito prevalente in città è stata quella da 0 a diecimila euro, il 32,2% del totale (42.185 persone). I “ricchi”, chi cioè dichiara da 55mila a 75mila euro sono appena il 2,4%, che diventano 1,79 nel range tra 75mila e 120mila. Solo 746 persone, lo 0,57%, guadagna infine più di 120mila euro.

 

Non sono confortanti (e questo potrebbe essere un nesso causa-effetto) nemmeno i valori demografici: Messina ha 231.228 abitanti al 31 luglio, in calo repentino ormai da anni. Rispetto al 31 dicembre 2018 sono infatti circa 1200 abitanti in meno. Non confortante (ma comune a tutta Italia) anche l’elevata età media degli abitanti, che è di 44,8 anni: crisi demografica confermata dal fatto che nell’ultimo anno i morti sono di gran lunga superiori ai nati: 2500 contro 1600.

 

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