MESSINA. Il nuovo Piano regolatore dovrà ruotare attorno a un’opera che non esiste, che non è nei piani del Governo e che, qualora si verificasse una improbabile inversione di rotta, difficilmente potrebbe essere realizzata prima di 10 anni. Si parla ovviamente del Ponte sullo Stretto, tirato in ballo nuovamente ieri mattina dal sindaco Cateno De Luca a margine dell’incontro a Palazzo Zanca con Carlo Gasparrini, lo stesso tecnico che nel corso dell’Amministrazione Accorinti aveva redatto le linee guida del nuovo Piano regolatore generale: un documento di 300 pagine in cui la grande opera non era tuttavia prevista, in quanto definanziata.

«È una parte centrale del mio programma e non si può prescindere da esso», ha spiegato il primo cittadino al termine del confronto a cui hanno preso parte anche il vicesindaco Salvatore Mondello, il presidente del Consiglio comunale Claudio Cardile e i consiglieri comunali Gaetano Gennaro, Salvatore Serra, Pietro La Tona, Giuseppe Fusco, Andrea Argento, Paolo Mangano, Biagio Bonfiglio e Cristina Cannistrà. Nel corso della riunione, Gasparrini ha illustrato il lavoro svolto sino alla data odierna, descrivendo sommariamente quelli che sono stati gli studi propedeutici alla redazione del Prg.

«Insieme ai consiglieri presenti – si legge in una nota diffusa dal Comune – si è tracciata la linea metodologica che caratterizzerà l’elaborazione del nuovo strumento urbanistico. In tal senso si è condiviso di utilizzare quanto di buono già prodotto e si è stabilito da subito di organizzare un seminario conoscitivo allargato all’intera Giunta municipale e al Consiglio comunale, al fine di definire un livello di conoscenza omogeneo e completo per tracciare e delineare i punti cardine per lo sviluppo della città di Messina». I sintesi, contrariamente a quanto prospettato inizialmente, non sembra esserci uno “strappo” netto con le linee guida redatte dal consulente per la redazione del nuovo Piano Regolatore Generale. Almeno per adesso. 

Un ruolo cruciale, in tal senso, verrà svolto proprio dal Ponte sullo Stretto, che al momento non è in agenda, come ha specificato lo stesso Gasparrini, che ha ribadito come l’eventuale decisione sulla realizzazione della grande opera non passi comunque da Palazzo Zanca. Ad esprimere la posizione nazionale sul Ponte (sponda M5S), era stata qualche giorno fa la senatrice Grazia D’Angelo, che sull’argomento era stata piuttosto categorica, invertendo l’ordine delle priorità per la città e la Regione: «Non è previsto nel contratto di Governo. Prima di pensare a opere mastodontiche che fanno presa in campagna elettorale, è fondamentale rimettere a nuovo strade, autostrade e linee ferroviarie, che non possono di certo essere “barattate” con il nulla osta sul Ponte, come a qualcuno ha fatto comodo far credere in passato. Solo quando milioni di siciliani non saranno più costretti ad affrontare strade colabrodo e odissee quotidiane potremo metterci serenamente a discutere del Ponte, senza alcuna posizione pregiudiziale».

C’è già stato, nella storia, un piano regolatore “condizionato” dal ponte: era il “Tekne” del 1976, redatto da uno studio milanese, che in pratica aveva vincolato tutta la fascia a monte della Panoramica (oggetto, negli anni successivi, di una impressionante aggressione da parte del cemento) come aree funzionali alle opere infrastrutturali che avrebbero dovuto servire la grande opera.

 

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