MESSINA. Bastano due dati: il 22,8% della A18 da Messina a Giardini, e viceversa, si percorre ad una sola corsia o a doppio senso di circolazione, e nel giro di un anno in quattro incidenti sono morte sette persone. Tutto su un’autostrada piena di buche, rattoppi sull’asfalto, vegetazione incolta e condizioni disastrose: problemi ai quali nel 2019 è previsto si provveda.

Nel frattempo, l’A18 è stata definita a più riprese autostrada della morte o autostrada della vergogna: scenario di diversi incidenti, il più cruento dei quali, solo dieci giorni fa, con ben tre morti, la A18 è stata la protagonista indiscussa della cronaca degli ultimi giorni. L’ultimo maxi tamponamento non ha fortunatamente lasciato vittime sull’asfalto già bagnato nel corso degli ultimi anni dal sangue di tante persone. Ieri pomeriggio, nonostante i dieci i veicoli e  il camion coinvolti, sono stati soltanto tre i feriti, trasportati in ospedale, ma fortunatamente non in pericolo di vita.

Sulla condizione di precarietà della A18 più volte sono interventi deputati e parlamentari regionali e nazionali, ma da cinque anni a questa parte la situazione sembra comunque essere la stessa, se non peggio. L’emblema è la frana che si è verificata a Letojanni nel 2015, e che non è stata ancora rimossa, sembra esser stato quel punto di non ritorno verso una caduta sempre più in basso delle condizioni di vivibilità dell’autostrada.

 

Ma come stanno realmente le cose? Considerando il percorso che va dal casello di Tremestieri a Giardini, cioè prima della barriera di Catania, in ben quarantuno chilometri di autostrada sono quattro le deviazioni presenti per un totale di 9,4 km di deviazioni e interruzioni, e cioè il 22,8% di tutto il tragitto.

Imboccando la A18, subito dopo il casello di Tremestieri che sancisce l’uscita dalla tangenziale di Messina e l’ingresso effettivo in autostrada, la prima deviazione si incontra poco prima della Galleria Piano Cuturi per 700 metri. Finisce, cioè, poco dopo il ponte di Giampilieri. Se in questo tratto, però, si tratta soltanto di un restringimento di corsia, diventa più rischioso il tratto di A18 che va dalla galleria artificiale di Scaletta fino al viadotto Mastro Guglielmo che, per 5,7 km diventa una corsia a doppio senso di circolazione in carreggiata singola. A Letojanni stessa situazione per ovviare alla presenza della frana: 1,5km di tratto chiuso e doppio senso di circolazione. Per ovviare al problema si dovrebbe costruire una galleria (ma non si sa ancora quando). Ultima deviazione, poi, per 1,5 km, dal viadotto Sirina e poco prima dell’uscita di Giardini, dove si procede anche in questo caso secondo il doppio senso di marcia.

E la condizione in cui verte il tratto inverso, nella direzione Giardini-Messina, non è di certo migliore: le deviazioni sono presenti, esattamente come per l’andata, in prossimità dello svincolo di Taormina per circa 3 km, a Letojanni per 1 km e per 5 km a partire dal viadotto Acqualina (fra Roccalumera e Alì).

Su 54 km, considerando però come termine ultimo lo svincolo di Giostra, c’è il viadotto Ritiro ad una corsia dal 2013. Poi ci sono quegli inspiegabili 700 metri di restringimento della carreggiata in tangenziale, subito dopo lo svincolo di san Filippo, prima di arrivare all’autogrill: è lì da cinque anni senza che niente apparentemente giustifichi la presenza dei birilli che limitano il transito ad una corsia: niente buche, niente avvallamenti, i guardrail sono integri (tranne un breve tratto di una quindicina di metri in cui c’è una barriera di cemento). Eppure, da cinque anni si percorrono settecento metri ad una sola corsia.

 

Poi gli incidenti, che hanno mietuto sette vittime in un anno: fra il 2018 e il mese di gennaio del 2019 sono stati dodici gli incidenti più gravi che si sono verificati nel percorso, considerando il percorso di andata e il ritorno. Particolarmente interessato il tratto di Scaletta (ben tre gli incidenti che si sono verificati li). Dei dodici gravi quattro sono stati mortali.

Sulla mappa dove, come e quando sono accaduti con precisione i sinistri dell’ultimo anno.

(Per vedere nel dettaglio basta cliccare con il cursore sulle icone).


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Una situazione, quella della A18 Messina-Catania che continua ad alimentare la voce di chi, adesso, chiede giustizia. E lo sta cominciando a fare a partire da una pagina Facebook, “Maxi protesta per le condizioni A/18”, nata a due giorni dall’incidente mortale in cui perse la vita l’agente della Polstrada Angelo Spadaro, che in poco tempo ha già raccolto almeno tremila adesioni. Dallo spazio virtuale dove adesso si segnala con foto, video e post i tanti disagi e i rischi per i pendolari, che lamentano condizioni di mancata sicurezza e interruzioni continue, sfogando online la propria rabbia e la propria indignazione, il coro comune ha dato l’unanime verdetto: è colpa delle condizioni di degrado in cui si trova la strada che costringe, chi la percorre ogni giorno, a vivere a contatto costante con ostacoli e rischi.

Certamente soltanto la ricostruzione della Polstrada e dei periti incaricati dalla magistratura – nel caso specifico dell’incidente mortale in cui ha perso la vita il poliziotto Angelo Spadaro – riusciranno a ricostruire la dinamica esatta dei sinistri.

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