MESSINA. “La suddetta proposta non è stata ritirata da questo dipartimento, non rinvenendo in proposito alcuna norma, nemmeno regolamentare, che disponga in tal senso. Sicchè la proposta i relativi allegati sono sempre rimasti presso l’ufficio Affari di consiglio per il seguito di attività”. Firmato Antonio Cardia, dirigente alle Politiche del territorio, che in una nota informa il presidente del consiglio Claudio Cardile sullo stato dell’arte della “variante parziale di tutela ambientale del piano regolatore generale“: la “salvacolline”, ormai famigerata delibera che declasserebbe aree edificabili trasformandole in aree a verde ed eliminerebbe circa due milioni di metri cubi di potere edificatorio, trasferendo in altre zone della città (essenzialmente l’ex zir) metà della cubatura oggi esistente, che è stata segregata in un cassetto. A febbraio 2017 dopo un lunghissimo iter di approvazione la variante è approdata in consiglio che però non ha mai discusso la delibera nonostante ben nove sedute di commissione.

Decisione, quella di Cardia di non ritirare la delibera, che va in contrasto con il diktat di Cateno De Luca qualche giorno dopo l’insediamento, di azzerare tutta la pianificazione urbanistica della precedente amministrazione di Renato Accorinti (e quindi dell’assessore al ramo Sergio De Cola), perchè, spiegava l’assessore al territorio Salvatore Mondello, “va rivisto il modello perequativo messo in campo con la cosiddetta variante “salvacolline” che, di fatto, avrebbe cassato e spostato volumi che a causa di una serie di vincoli sovraordinati non avrebbero permesso il loro reale sfruttamento”. Dalla nota di Cardia, però, si è vince che anche la vice segreteria generale, il 5 giugno 2018, invitava i dirigenti a ritirare gli atti non esitati dal consiglio comunale per fine consiliatura. Decisione “non firmata dal dirigente”, puntualizza Cardia: che non ha ottemperato perchè, scrive di non aver rinvenuto “in proposito alcuna norma, nemmeno regolamentare, che disponga in tal senso”.

La lettera di Cardia arriva in risposta ad un sollecito di Cardile, che aveva interpellato il vice segretario “al fine di capire se gli atti dell’ufficio ci fossero delibere giacenti”, in particolare se vi fosse “salvacolline”. “In risposta alla suddetta richiesta – richiama Cardile – il dirigente Giovanni Bruno chiariva che non vi erano delibere giacenti nell’ufficio Affari di consiglio ed in particolare che la “salvacolline era stata restituita al Dipartimento proponente in attesa di essere riproposta”.

A Cardile, tra l’altro, la Regione aveva scritto il 27 luglio, invitando il consiglio comunale  “a determinasi entro trenta giorni, trascorsi i quali si sarebbe provveduto a fare formale diffida“. Alla nota, Cardile aveva risposto come la vicesegreteria gli aveva indicato: “non ci sono delibere”. E invece c’era. Proprio la Salvacolline…

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