MESSINA. La liquidazione dell’Atm? Potrebbe essere più difficoltosa del previsto. Per una questione di numeri. La delibera che più di tutte le trenta allegate al piano di riequilibrio andava approfondita e discussa, dovrà invece essere approvata a rotta di collo, per evitare che si sforino i tempi della consegna (entro mezzanotte, tassativamente) del riequilibrio e delle deilbere allegate, a causa della cancellazione della seduta di ieri per un casino scoppiato in sede di apertura.

Il problema è che, a norma di statuto Atm, per liquidare la società servono i due terzi dei voti. Un problema numerico che finora nessuno sembrava essersi posto, e che, calcolatrice alla mano, costringerà qualcuno dei più riottosi nei confronti del piano di riequilibrio (e delle politiche del sindaco Cateno De Luca) a rivedere il proprio orientamento.

“il consiglio comunale, quando ne ravvisasse la necessità, provvede alla soppressione dell’azienda la cui deliberazione viene assunta con maggioranza di due terzi dei consiglieri assegnati”, recita l’articolo 50 dello statuto Atm. Al momento, dalla votazione delle delibere legate al SalvaMessina si sono astenuti in maniera più o meno sistematica i sette consiglieri del Movimento 5 stelle ed i tre consiglieri del Pd Felice Calabrò, Antonella Russo e Gaetano Gennaro, più il presidente del consiglio Claudio Cardile. Stasera, qualcuno di loro potrebbe dover cambiare idea, ammesso che la liquidazione Atm sia considerata fattibile e prioritaria per il piano di riequilibrio (che il Pd comunque vuole, e sul quale i Cinque stelle si sono spesso dimostrati tiepidi e dubbiosi)

Nel frattempo, per l’azienda trasporti è emersa un’altra grana: qualche settimana fa, il ragioniere generale Giovanni Di Leo ha scritto all’Inps per un chiarimento sul fatto che il Comune di Messina ha sempre versato il corrispettivo annuo spettante all’Atm senza mai chiedere all’azienda trasporti il durc, il documento unico di regolarità contributiva che certifica il regolare pagamento dei contributi previdenziali, sulla base di un interpello del ministro del Lavoro del 2009. La risposta è stata durissima: “Si obbliga codesta amministrazione  comunale alla verifica della regolarità contributiva” dell’azienda trasporti.

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