MESSINA. Inizia con una citazione dell’ex assessore al Bilancio (e assessore regionale alla Fromazione) Mario Centorrino la bozza definitiva del “salva Messina”, il documento che Cateno De Luca sottoporrà al consiglio comunale per capire se c’è possibilità di andare avanti e riproporre il piano di riequilibrio spalmato su vent’anni, o se di dovrà dichiarare il default del comune di Messina. O se De Luca stesso si dimetterà.

Prima delle misure, però, dodici pagine di preambolo, in cui il sindaco passa in rassegna i nemici del suo cambiamento: dipendenti fannulloni, il posto fisso, il “maremoto politico e sindacale senza anima e senza scrupoli”, i predecessori, chi è entrato a Palazzo Zanca senza concorso, ma soprattutto i sindacalisti.

“Più che il lavoro si cerca il posto e possibilmente quello pubblico”, è la citazione con cui De Luca apre le 12 pagine del documento. E nella prima parte si concentra sui dipendenti di Palazzo Zanca. “Non possono più essere tollerati, nel settore pubblico e parapubblico, vantaggi derivanti spesso la percorsi assunzionali distanti dalla meritocrazia. La difesa ad oltranza di questi privilegi, anche in danno al bene comune, pare mirata solo ad acuire la già considerevole fortuna di chi si trova, a vario titolo, nel sistema pubblico e parapubblico con un reddito certo ad una pensione più che dignitosa, a scapito di chi non ha avuto, non ha e non avrà mai una prospettiva di tale portata pur avendone maggior titolo e diritto rispetto ai cosiddetti privilegiati”.

Quindi un suo cavallo di battaglia: “Non si chieda più ai cittadini nemmeno di pagare due volte un servizio che dovrebbe essere svolto dalle risorse umane comunali, e viene invece appaltato ai privati trasformando, di fatto, in zavorra tutti coloro che erano stati assunti per svolgere quelle mansioni non hanno titolo e competenze per svolgere altre”.

Una speciale menzione è dedicata alla sua lotta serratissima coi sindacati: “È stato umiliante per me, da uomo delle istituzioni, essere stato vilipeso durante gli incontri con le parti sociali da qualche sindacalista “guappo” evidentemente abituato a contrapporsi più con la forza fisica che con la forza delle idee delle proposte. È stato disarmante per me uomo incline alla politica del fare, assiste ad un confronto sindacale basato sul no prescindere senza una valida controproposta che tenesse conto della disastrosa cornice finanziare ereditata”

Dopo il bastone, arriva la carota. Non si vuole denigrare nessuno, ma semmai ricomporre un rapporto di fiducia tra cittadini e dipendenti comunali che si va sempre più inclinando, non per le affermazioni del sindaco De Luca ma per i ripetuti comportamenti senza etica di buona parte degli inquilini permanente di palazzo Zanca delle sue partecipate. Non è possibile assistere indifferenti al pagamento del pizzo legalizzato che la città deve continuare a pagare per un sistema municipale pubblico allargato che ha perso di vista il vantaggio di essere garantito”.

Quindi una lunga serie di considerazioni: “Forse pagheremo il prezzo di essere passati dalle chiacchiere ai fatti, dandoci la responsabilità e le conseguenze dell’operazione verità scolpita nel dossier di supporto alla relazione di inizio mandato. Forse saremo sacrificati sull’altare dell’ignominia per aver osato di mettere nero su bianco le misure necessarie di improcrastinabili, contenuta nel salvo Messina, esponendoci alle osservazioni e all’accusa di chiacchieroni di professione che non hanno mai avuto il coraggio di fare ciò che andava fatto tempo fa per evitare che il Comune di Messina e le sue partecipate diventassero la fabbrica di sogni irrealizzabili e il pozzo di San Patrizio di debiti. Forse avremmo peccato di ingenuità nell’esserci illusi che il semplice senso del dovere istituzionale svolta alla luce del sole fosse sufficiente per far comprendere diffondere la vostra assoluta buona fede per le soluzioni da noi prospettate, pur in assenza di altrettante controproposte. Forse era meglio fare come tutti nostri predecessori, che hanno evitato di toccare alcuni santuari della spesa comunale, e sono riusciti a stare attaccati alla poltrona tirando a campare pur nella consapevolezza che ciò rappresenta un vero e proprio stupro istituzionale della nostra città. Forse… ma noi ci siamo eretti a paladini della svolta“.

In conclusione, così come l’apertura affidata nelle mani di padre Annibale Maria di Francia, è a forte connotazione religiosa. “Non ci resta altro che confidare nel buon Dio, nell’autorevolezza e nell’autonomia del consiglio comunale che lunedì dovrà decidere se salvare Messina, oppure interrompere qui la nostra esaltante esperienza, rinunciando definitivamente ad una Messina bella, protagonista e produttiva”.

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Giusesperienza ferrera
Giusesperienza ferrera
12 Ottobre 2018 15:04

Forza De Luca. No a quelli che vogliono impedire la svolta.Giusto invertire la malevola tendenza subita finora.Purtroppo ,caro Cateno,un po di messinesi non ti meritano.

nicolo'
nicolo'
12 Ottobre 2018 15:20

Non abbiamo bisogno di “paladini” Messina , ci servono solo amministratori capaci !!

Giancarlo
Giancarlo
12 Ottobre 2018 17:07

Praticamente fare il sindaco per De Luca vuol dire smantellare tutto, licenziare, bloccare le assunzioni, vendere ai privati e mettere i suoi uomini nelle partecipate. Così pure io potevo fare il sindaco. Ma glielo hanno spiegato che Messina non è Fiumedinisi?