MESSINA. Quanto costa diventare sindaco di Messina? Non moltissimo, trentaduemila euro. Salatissimo invece perdere al ballottaggio e “consolarsi” con un posto in consiglio comunale: 97.951 euro. Ciò vuol dire che Cateno De Luca è diventato primo cittadino con una spesa di un terzo rispetto a quella dello sfidante Dino Bramanti.

Sono i dati che i due candidati hanno depositato presso il comune di Messina per “l’assolvimento degli obblighi di pubblicità e trasparenza” relativa alle spese elettorali.

Non sono diverse solo le cifre, ma anche l’approfondimento di queste: se Bramanti pubblica un documento analitico di 35 pagine in cui minuziosamente enuncia tutte le entrate e le uscite nel dettaglio, De Luca consegna alla segreteria generale una dichiarazione di due pagine appena.

In queste, il sindaco dichiara di aver speso 13.820 euro per “produzione, acquisto o affitto di materiali e mezzi per la propaganda”, e 18.657 per “distribuzione di fusione dei materiali e dei mezzi per la propaganda compresa l’acquisizione di spazi sugli organi di informazione, su radio televisioni private, nei cinema e nei teatri”: totale 32.477 euro di spese totali.

Zero, invece, alle voci “organizzazione di manifestazioni di propaganda“, “stampa, distribuzione e raccolta dei moduli per autenticazione firme e espletamento delle operazioni richieste dalla legge per la presentazione delle liste elettorali, per il personale utilizzato, e per locali elettorali e spese telefoniche. In campagna elettorale, De Luca ha comunque organizzato diverse manifestazioni, si è avvalso di un addetto stampa, e in via oratorio san Francesco per mesi ha troneggiato il manifesto della sua segreteria elettorale. In un’intervista video rilasciata a LetteraEmme, infatti, aveva previsto in duecentomila euro le spese per la sua campagna elettorale.

Infine, il sindaco dichiara di non aver ricevuto contributi da terzi, “o che non ricorrono le condizioni per la loro dichiarazione”, ai sensi di legge, e di essersi avvalso “esclusivamente di materiali e mezzi” messi a disposizione dal partito (non è specificato quale, presumibilmente Sicilia Vera)

Il dato di De Luca, tra l’altro, è sorprendentemente simile a quello delle regionali di quasi un anno fa, segno che i conti se li sa fare.  Per il suo seggio all’Ars, infatti, l’attuale sindaco di Messina ha speso poco meno di trentamila euro di spese elettorali, in cui la parte del leone la fanno l’acquisto di spazi su televisioni private, costati ben 17.310 euro, e quelli sugli organi di informazione, settemila euro tondi. Poi ci sono i 2662 euro di “affitto materiali e mezzi per la propaganda”, e 2308 di spese “non precedentemente indicate”.

Totalmente all’opposto la dichiarazione di Bramanti. Che pubblica tutto, ma proprio tutto quello che riguarda la sua campagna elettorale, compresa la fotocopia fronte retro del mandatario elettorale, Lidia Dimasi. E il calcolo delle somme iscritte nel “dettaglio rendiconto uscite” fa 97.951 euro: pericolosamente vicini ai centomila euro netti.

Le prime cifre sono i “contributi del candidato”, quelli che Bramanti ha speso di tasca sua: 22.500 euro di “denaro fornito dal candidato e versato sul conto corrente bancario intestato a “Comitato Bramanti Sindaco”,  5500 versati sullo stesso conto corrente dal mandatario, e ben 23.802 euro di “spese sostenute dal conto personale”. Fanno già quasi 52mila euro.

Poi ci sono 37.500 euro di “contributi di terzi”, il più sostanzioso dei quali sono i quindicimila euro coi quali Caronte & Tourist hanno contribuito alla campagna elettorale di Dino Bramanti. La società del gruppo Franza e di Francantonio Genovese non è la sola: ci sono mille euro di bonifico da parte di Gianfranco Salmeri di Capitale Messina (movimento che esprimeva l’assessore Pino Falzea, il cui quasi omonimo Gregorio Falzea contribuisce con 500 euro), ma anche 500 euro da parte di Saverio Tignino, oggi beneficiario di un incarico a titolo oneroso da parte dello “sfidante” di Bramanti, il sindaco Cateno De Luca.

Tra i donatori anche i costruttori edili Antonello Giostra e Vincenzo Vinciullo, rispettivamente mille e tremila euro, la società di progettazione Architecna Engineering, con duemila euro, e la Giomi, che gestisce ortopedico e casa di cura Cappellani, con 5000 euro.

Per comparizione, il candidato del Movimento 5 stelle Gaetano Sciacca ha speso 18.398 euro: 2500 di tasca propria, 12.350 di contributi da terzi. Spese che gli sono valse il quinto posto.

 

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Piero picciolo
Piero picciolo
3 Ottobre 2018 8:22

Nella sua dichiarazione il sindaco ha anche dichiarato che le spese elettorali sono state sostenute anche dal movimento politico al quale faceva riferimento ……. questo prevede la legge è questo ha fatto