MESSINA. Diventa oggetto di denunce e querele la “guerra” fra il deputato regionale Cateno De Luca e la magistratura messinese, iniziata subito dopo la restrizione ai domiciliari dell’ex sindaco di Fiumedinisi per la vicenda Caf Fenapi. In seguito a un riferimento al “procuratore generale”, chiamato in causa da De Luca nel corso dell’intervista “Non è l’Arena”, andata in onda domenica 26 novembre su Rai Due, Vincenzo Barbaro, che è procuratore generale di Messina, ha preannunciato, in dichiarazioni rilasciate alla Gazzetta del sud, quella che sembra proprio una querela: “Non intendo replicare, né sui giornali né in televisione, ai signori De Luca e Taormina, poiché ci penseranno i miei legali nelle competenti sedi“.

La controreplica alle dichiarazioni di Barbaro è arrivata invece dagli avvocati del deputato, Carlo Taormina e Tommaso Micalizzi, i quali precisano che “in nessuna occasione di tipo mediatico è stato fatto il nome dell’alto magistrato da parte dei difensori dell’On. Cateno De Luca, i quali, pur nell’ambito di un serrato confronto dialettico, hanno sempre serbato comportamenti corretti e di rispetto nei suoi confronti“.

“Le aggressioni giudiziarie sofferte dal Cateno De Luca – prosegue la nota – sono il frutto di un complesso organizzato di iniziative provenienti da un sistema massonico e mafioso su cui si fonda il noto verminaio messinese. I nominativi sono stati già resi all’Autorità Giudiziaria di Reggio Calabria, attraverso denunzie presentate dall’On. De Luca, presso la quale, chiunque, ed a maggior ragione il Procuratore Barbaro, potrà recarsi per averne compiuta conoscenza. I difensori dell’On. Cateno De Luca intendono contestualmente evidenziare, che, ad oggi, tutte le circostanze, ricostruzioni, dietrologie e argomentazioni messe a disposizione della difesa da parte del parlamentare siciliano per contrastare le accuse formulate a suo danno, si sono dimostrate veritiere. Per questa ragione essi sono stati e saranno sempre al suo fianco onde supportare la sua azione giudiziaria, in ambito penale e di risarcimento danni, nei confronti di chiunque, magistrato o cittadino comune, attenti alla sua onorabilità, tentando di metterne in discussione onestà, moralità e competenza”, concludono i legali, che annunciano una ventura conferenza stampa, prevista il 12 dicembre nella Chiesa sconsacrata di Santa Maria Alemanna, durante la quale verranno illustrate le iniziative che De Luca ha intrapreso “contro il sistema massonico mafioso imperante a Messina”.

Ma cosa aveva detto di preciso il neo deputato all’Ars? Riportiamo di seguito la trascrizione di una parte dell’intervista – quella in cui si riferisce al “procuratore generale” –  rilasciata da De Luca a Massimo Giletti (dal 20° secondo in poi):

“A Messina ci sono magistrati e pubblici ministeri con i figli assunti nella formazione professionale, dove si entra per raccomandazione, per continuità politica. È una delle lotte che ho fatto in parlamento, dove si bruciavano 500milioni di euro l’anno. Uno dei figli del Procuratore generale era proprio lì, e quando l’ho beccato, nelle varie indagini che abbiamo fatto, che stava tentando di sistemarlo nel Ciapi, un ente regionale. Questo me l’ha fatta pagare, ho fatto due denunce e sto facendo la terza. Nomi e cognomi, tanto per essere chiari”.

 

 

 

 

 

 

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