MESSINA. Come si vive per diciassette giorni senza un filo d’acqua dal rubinetto? Come mezza Messinaall’inizio di novembre del 2015. O come tutto il complesso Poggio dei Pini, oggi. Che dal 28 luglio non ha più acqua: “tagliata” dall’Amam, dopo la progressiva riduzione prima del 30% e poi del 70% dell’erogazione.

Apparentemente, la situazione è dovuta alla morosità del condominio, che per decenni ha utilizzato l’acqua di cantiere, il cui contatore è unico: un milione di euro, spiega un residente. Come si è accumulato negli anni questo enorme debito? “All’inizio utilizzavamo contratto e contatore che aveva l’impresa costruttrice – spiega un residente – e per anni è andata così. Poi alcuni di noi hanno fatto richiesta di avere il contatore singolo, ma la richiesta non è mai stata evasa. Abbiamo le ricevute di alcuni pagamenti effettuati negli anni. Saltuariamente, è vero, – continua – ma dimostrano che la volontà di pagare ce l’abbiamo. E invece ci ritroviamo coi rubinetti dai quali non scende acqua da quasi tre settimane”.

Secondo chi a Poggio dei Pini ci abita, tra l’amministratore di condominio e l’azienda che si occupa di approvvigionamento idrico, le interlocuzioni ci sono state, durante i mesi, ma a quanto pare non sono andate a buon fine. “Diciamo che sono andate disastrosamente – commenta il residente – per motivi sui quali non voglio entrare, ma che come risultato hanno portato a non avere acqua”

Come si fa? Ci si arrangia. “Io la compro da un privato di Castanea, mille litri alla volta. Ovviamente la dobbiamo centellinare, e d’estate è difficilissimo. Col caldo di questi giorni, poi…. Ma anche se fosse inverno non è possibile tagliare definitivamente l’acqua. E non si riesce a capire perché non si sia riusciti ad arrivare ad una soluzione, a trovare un compromesso. No, si sono chiusi i rubinetti.” A complicare le cose, c’è il fatto che sul complesso Poggio dei Pini pende una procedura di fallimento.

Secondo i dati dell’Amam, Il 77% dei condomini, a Messina, sono morosi nei confronti dell’Amam, l’azienda che si occupa di approvvigionamento idrico: 2226 su 3100, quasi quattro su cinque, con soli 682 in regola.

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