MESSINA. Più di una anno da quando la giunta di Renato Accorinti ha approvato il regolamento antimafia e lo ha inviato al consiglio comunale. Dove però non arrivò mai perché la presidente, Emilia Barrile, lo aveva rinviato alla giunta “perché manchevole del parere contabile” che però si legge nell’allegato alla delibera di giunta.  Un rimpallo amministrativo, in buona sostanza, che ha creato un’immobilità ora denunciata in una lettera aperta alla città da Tiziana Tracuzzi del presidio Libera antiusura intitolato a Nino e Ida D’Agostino, Don Terenzio Pastore di Addiopizzo Messina, Giusy Mattaliano del gruppo messinese di Agende Rosse, e       padre Nino Caminiti della fondazione don Pino Puglisi.

“Nel maggio 2013 – si legge nella lettera aperta – il Comitato Addiopizzo Messina Onlus ha presentato agli allora candidati sindaco una proposta di Regolamento per l’attuazione di politiche antimafia, misure di contrasto alla corruzione, al gioco d’azzardo, al racket e sostegno alle imprese che denunciano. Quel documento, condiviso da ogni candidato, non è più stato preso in considerazione – lamentano i quattro firmatari – solo successivamente è stato approfondito e rielaborato con il concorso di altri soggetti, quindi inoltrato all’Amministrazione Comunale di Messina da quattro organizzazioni messinesi attive nell’antimafia sociale e nel contrasto ai fenomeni di pizzo e usura: il Presidio di Libera a Messina “Nino e Ida Agostino”, il Comitato Addiopizzo Messina Onlus, il Movimento Agende Rosse di Messina “Gruppo Graziella Campagna”, la Fondazione Antiusura Padre Pino Puglisi”.

La proposta di Regolamento è stata adottata dalla Giunta Comunale, corredata di pareri tecnici favorevoli degli uffici competenti, e quindi trasmessa per l’approvazione al Consiglio Comunale a febbraio del 2016. “A poche settimane dallo svolgimento della “XXI Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie” che si sarebbe svolta proprio a Messina il primo giorno di primavera, l’obiettivo dell’approvazione del regolamento, per cui si era avviata una proficua collaborazione tra organizzazioni della società civile e istituzioni locali, sembrava lì per essere raggiunto. A pochi giorni da quell’ormai lontano 21 Marzo 2016, in Consiglio Comunale il Presidente di Libera, Don Luigi Ciotti, incontrava consiglieri ed amministratori locali che ulteriormente ribadivano l’importanza del Regolamento antimafia ormai prossimo all’approvazione”.

Sembrava che tutto fosse andato per il verso giusto. Invece no. “A distanza di oltre un anno, a quelle proclamate buone intenzioni, non hanno fatto seguito le dovute azioni amministrative ed il Regolamento, inapprovato, giace in un limbo – raccontano i promotori – Con umiltà e determinazione le nostre organizzazioni, che rappresentano una parte importante del movimento antimafia messinese, dopo averla presentata, hanno integrato, corretto, modificato la proposta iniziale con il solo intento di dotare la città di Messina di un Regolamento che ne qualificasse l’Istituzione locale. Abbiamo atteso i tempi della burocrazia e della politica, adesso, però, ad un anno dalla conclusione di questa consiliatura, con il rischio che i tempi tecnici per l’approvazione si possano vanificare, ci sembra corretto informare la cittadinanza dello stato dell’arte”.

“La mancata approvazione del Regolamento antimafia – avvertono – rappresenterebbe una sconfitta per quella parte di città che vuole costruire il cambiamento e lo vuole fare attraverso un rapporto costruttivo con le Istituzioni. Da cittadini attivi, consapevoli e corresponsabili, abbiamo fatto la nostra parte. Non possiamo però sostituirci ai compiti e alle responsabilità delle Istituzioni. Ci pare particolarmente grave – continua la lettera aperta – rispetto al contesto messinese, anche in riferimento alle ultime inchieste giudiziarie che disegnano un “sistema” di corruttele, di permeabilità alle organizzazioni criminali e di contiguità alla presenza mafiosa, che l’Istituzione Comune, nelle sue diverse articolazioni (Giunta e Consiglio) non abbia sentito l’urgenza di adottare uno strumento che prevede una serie di misure pratiche di contrasto della criminalità quali: istituzione dell’Osservatorio sugli appalti, misure di contrasto al gioco d’azzardo, misure anticorruzione, sostegno alle aziende che denunciano – si conclude la lettera aperta – Uno strumento quindi che ha in sé un alto valore simbolico”.

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