MESSINA. Renato Accorinti vola a Roma: “Non è questo il genere di accoglienza che vogliamo offrire – dice il sindaco -. Chiederò strutture diffuse sul territorio, con una diffusione che eviti l’accumulo di un numero esorbitante di persone nello stesso luogo”. Il sindaco sarà già oggi dal ministro degli Interni Marco Minniti per rifiutare l’ipotesi di un hotspot a Messina.

Ma cosa vuol dire hotspot?

Si tratta di centri in cui i migranti immediatamente dopo lo sbarco vengono trattenuti per l’identificazione. Il cui ingresso all’interno per i giornalisti è stato spesso negato: sono perciò luoghi di cui si sa molto poco oltre quel che viene reso noto ufficialmente. In Sicilia esistono già gli hotspot di Trapani, Pozzallo, Porto Empedocle e Lampedusa. Ogni centro può accogliere più di 1500 persone e viene gestito oltre che dalla polizia italiana anche da Frontex, l’Agenzia europea per il controllo delle frontiere esterne: è il primo luogo in cui il migrante viene identificato, in modo tale che non possa circolare anonimamente sul territorio europeo e che la polizia possa eventualmente seguirne il percorso all’interno delle frontiere. l’incremento dei mega centri di identificazione è stato richiesto dall’Unione europea, decisione dettata anche dagli ultimi attentati. In Sicilia il ministero degli interni ha disposto l’apertura di due nuove centri a Mineo e a Messina. Sullo Stretto l’hotspot sarà all’ex caserma Bisconte che ha una capienza di 2800 persone. 

In città una levata di scudi contro l’ipotesi hotspot di Bisconte. Ad accusare l’Amministrazione di ambiguità è Antonio Mazzeo: “È colpa dei comportamenti in parte omissivi e in parte collaborativi dell’amministrazione comunale di Messina e di buona parte dei disattenti consiglieri comunali – tuona Mazzeo -. Che l’intenzione delle autorità italiane ed europee di convertire Messina in “porto sicuro” e centro strategico delle politiche di guerra e repressione contro i migranti, lo si sapeva da tempo, e inutilmente giornalisti indipendenti, gli ex consiglieri Luigi Sturniolo e Nina Lo Presti, alcune associazioni di volontariato, MigraLab, l’Arci, il Prc, M5S, la Campagna LasciateCientrare e BordelineSicilia lo avevano denunciato inutilmente più volte. A Palazzo Zanca, però, si è preferito far finta di niente, ignorare volutamente le denunce o fare da megafono delle false smentite della Prefettura e del Governo.

Che l’intenzione del governo fosse quella di creare un hotspot a Bisconte l’aveva denunciato nelle scorse settimane anche l’Arci di Messina Thomas Sankara. L’ufficializzazione è soltanto di pochi giorni fa e ha gettato nel panico molti cittadini. La preoccupazione maggiore riguarda il quartiere dove verrebbe avviato l’hotspot. Per alcuni l’ipotesi di accoglienza di quasi tremila migranti in un quartiere come Bisconte che versa in condizioni disagiate annulla ogni speranza di sollievo delle condizioni di vivibilità del quartiere. 

Di certo il modello di prima accoglienza in “hotspot” è uno dei più discutibili, si prevede una situazione molto complessa da gestire per Accorinti e che non mancherà di creare ulteriori tensioni. 

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