La ferale notizia l’ha recapitata l’ufficiale giudiziario, martedi 17 gennaio, negli uffici di via Dogali: sarà il presidente della seconda sezione civile del tribunale di Messina, Giuseppe Minutoli, a scrivere il futuro della partecipata che per il Comune di Messina si occupa di raccolta e smaltimento dei rifiuti.

Il giudice delegato deciderà dell’istanza di fallimento depositata dall’Agenzia delle entrate, creditrice di una trentina abbondante di milioni di tasse mai versate negli anni da Messinambiente.
Un provvedimento che era nell’aria da tempo. Da quando, cioè, il giudice delle esecuzioni Antonino Orifici aveva rigettato l’opposizione della partecipata al maxi pignoramento disposto dalla stessa Agenzia delle entrate, mandando tutte le carte alla Procura. E la procura ha deciso: convocate le parti, l’8 febbraio dichiarerà molto probabilmente il crac della partecipata, fallita in fatto e, dalla prima settimana di febbraio, anche in diritto (NDR: l’udienza era prevista per l’8, ma è stata posticipata al 22 febbraio per un difetto di notifica).

L’alternativa potrebbe essere un “concordato in bianco”: il debitore, quindi Messinambiente, presenta un ricorso con cui chiede al tribunale di accedere alla procedura e una serie limitata di documenti, riservandosi di presentare la documentazione a corredo (il piano, la proposta, la copertura finanziaria) entro un termine fissato dal tribunale.
Il problema è che a ripianare il debito dovrebbe essere il Comune di Messina, socio praticamente unico di Messinambiente, e che il Comune ha deciso per l’accantonamento di Messinambiente, da sostituire con la nuova MessinaServizi bene Comune, approvata in giunta alla fine del 2016 ed oggi in discussione in consiglio comunale.

Una procedura che potrebbe essere ammazzata nella culla nel caso in cui si dichiarasse il fallimento di Messinambiente. Perché parte degli asset “attivi” della società, cioè i mezzi motorizzati, che nelle intenzioni dell’amministrazione dovrebbero transitare dalla vecchia alla nuova società, rientrerebbero nel fallimento, e dovrebbero essere liquidati per soddisfare parte del credito vantato dall’Agenzia delle Entrate. Privando così la NewCo degli strumenti necessari per poter espletare il servizio.

 

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emmeaics
emmeaics
19 Gennaio 2017 9:08

Sino a quando era diretta dal socio privato Messina Ambiente ha funzionato e garantito un servizio dignitoso, poi qualcuno ha deciso che non era possibile che qualcosa funzionasse a Messina, per giunta per mano “straniera” ennese Gulino l’azionista privato, varesotto Conti l’AD, denunce varie, un’inchiesta che ha portato all’arresto di una dozzina di persone, il successivo commissariamento e dopo ancora la lenta agonia di questa importante realtà. L’inchiesta è finita nel nulla con una raffica di assoluzioni, Messina Ambiente pure. Tutto nella perfetta logica locale.