MESSINA. Il Tar respinge la domanda di sospensione dell’efficacia dei decreti sindacale e regionale che stoppavano il referendum per la creazione del comune di Montemare, staccato da Messina. Dopo la richiesta della consultazione referendaria per la secessione di undici villaggi dei colli e della riviera nord, il sindaco Cateno De Luca aveva emanato un decreto, al pari dell’assessorato regionale agli Enti Locali, che sospendeva il referendum. Contro i due provvedimenti, il comitato promotore decideva di ricorrere al Tribunale amministrativo, chiedendo, nel frattempo, che si bloccasse l’esecutività dei decreti (e quindi si procedesse con la votazione). Ma il Tar, il 14 febbraio, ha detto no.

Il Tribunale amministrativo, in pratica, lascia che il ricorso dei proponenti la consultazione faccia il suo corso senza interruzioni. “Le ragioni di buona amministrazione che hanno condotto all’assunzione del provvedimento regionale impugnato, volte ad evitare una spesa che potrebbe rivelarsi inutile, non appaiono irrazionali considerato anche il limite temporale di efficacia della scelta”, si legge sull’ordinanza cautelare del Tar, che “respinge la domanda incidentale di sospensione dell’esecuzione dei provvedimenti impugnati”.

Lo scorso 19 dicembre 2018, infatti, il comitato promotore “Montemare” aveva presentato un ricorso al Tribunale amministrativo regionale in cui chiedeva la “sospensione dell’esecuzione dei provvedimenti impugnati”, oltre che il risarcimento dei danni inflitti dal Comune di Messina ai danni del comitato, “il quale aveva già avviato una dispendiosa campagna referendaria”, si legge in una nota. I provvedimenti di cui si parla sono i decreti dell’assessorato regionale e del Comune contro la celebrazione del referendum.

Il motivo che aveva spinto il primo cittadino a richiedere la sospensione del referendum, dopo l’autorizzazione a procedere dell’assessore Bernadette Grasso e anche in seguito all’annuncio della data stabilita dallo stesso De Luca (ovvero il 16 dicembre), “La disagiata situazione economico-finanziaria per la quale il comune di Messina, in stato di predissesto, ha deliberato il ricorso al piano di riequilibrio, che subirebbe inevitabili scompensi sotto il profilo economico a seguito dell’eventuale indizione del referendum”.

“Abbiamo risparmiato oltre 700 mila euro per la celebrazione di un referendum consultivo”, aveva commentato trionfante questa mattina Cateno De Luca sulla sua pagina Facebook. Ma, in realtà, in merito al ricorso straordinario che chiede l’annullamento della consultazione referendaria, il Tar dovrà ancora esprimersi, valutando, in caso di ragione al comitato e di conferma della validità del referendum, l’eventuale risarcimento.

 

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