MESSINA. Ritardi. Caos. Spese impreviste. Lamentele da parte dei cittadini inferociti. La consegna della corrispondenza postale in città è divenuta una giungla da tre anni a questa parte, ovvero da quando Poste italiane ha ridisegnato il servizio di recapito in termini di costi per l’azienda e tanto imprevisti quanto conseguenti disagi da parte della clientela.

E la commessa da parte di Amazon, se da un lato ha aumentato i ricavi per Poste spingendo l’azienda ad assumere, dall’altro ha complicato ancor di più il lavoro dei portalettere ed evidenziato i ritardi nella consegna. E quindi bollette arrivate ormai scadute, utenze domestiche tagliate, atti giudiziari impossibili da recapitare e, in un quadro di simile difficoltà per i lavoratori dell’azienda, si aggiunge anche una toponomastica obsoleta o inesistente. Un quadro particolarmente intricato all’interno del quale risulta complesso rintracciare una soluzione realistica in tempi brevi.

Questo corto circuito spinge quotidianamente decine di cittadini a protestare nei due centri di smistamento postale di Messina – Olimpia per la zona che da Orto Liuzzo si estende fino alla via Tommaso Cannizzaro e Pistunina per la restante parte di territorio fino a Giampilieri – per la mancata consegna della corrispondenza. Arrivando a presentare numerosi esposti in Procura, o con vere e proprie aggressioni subite sul posto di lavoro da parte di cittadini esasperati.

Primo anello di congiunzione di questa catena è infatti l’addetto al recapito postale (o di linea universale o di linea business, che si muove in auto e con orari e giorni di lavorazione differenti dalla linea universale), quasi sempre il primo dipendente ad intercettare il malcontento dei cittadini, tanto in città quanto in provincia. Ogni portalettere fa riferimento ad un viario (modello 44R) all’interno del quale sono comprese le vie, i numeri civici e il numero di abitanti a cui deve essere consegnata la posta per la zona di pertinenza. Viario che dovrebbe essere aggiornato regolarmente dagli stessi portalettere al fine di confermare il reale numero di individui residenti in una determinata area.

Prima del 2016 ai portalettere era assegnata solo una zona. Dopo l’accordo sindacale del 2016, invece, il recapito è stato suddiviso in due zone, A e B, nelle quali la posta si consegna a giorni alterni. L’inserimento dei palmari, la necessità di “sparare”, in gergo tecnico, ogni singolo prodotto Evolution, posta raccomandata o pacco estero tracciato, anziché snellirlo, ha reso di fatto ancor più complesso il lavoro.

Come confermato da parte di Gisella Schillaci, SLP CISL Sicilia , “la situazione, anche con l’innesto di giovani leve a tempo determinato, dopo alcuni disagi era tornata sotto controllo. Ma la rimodulazione del 2018, necessaria per le esigenze dell’azienda e per salvaguardare posti di lavoro ha, di fatto, evidenziato forti carenze di personale anche per via di prepensionamenti e quota 100, rendendo ampissime le zone di consegna dei giovani portalettere”.

Nel 2018, infatti, le aree di competenza di ogni singolo portalettere sono aumentate, in alcuni casi addirittura raddoppiate rendendo di fatto impossibile un regolare recapito della corrispondenza nei tempi prestabiliti all’interno degli accordi sindacali. Accordi che prevedevano – come per il resto d’Italia – l’arrivo a Messina di tricicli elettrici con cassoni più profondi per la consegna dei pacchi Amazon, oltre ad autovetture elettriche. Ma a fronte di 44 zone per Messina Olimpia e 46 per Messina Pistunina, ad oggi sono arrivati soltanto 6 tricicli con un’autonomia tale da essere messi a disposizione solo per le consegne del centro città.

“Tra le province siciliane – sottolinea la Schillaci – Messina è di certo la realtà più complessa e messa peggio per quanto riguarda la consegna della corrispondenza. La problematica principale deriva dalla morfologia cittadina, una città che si estende in lunghezza e che necessita una copertura tanto delle zone costiere quanto di quelle collinari e montane. I portalettere si trovano a dover percorrere molti chilometri quotidianamente e la consegna è complicata per la toponomastica spesso inesistente. Si pensi ai portalettere che devono espletare il servizio tra le baracche, senza numeri civici né vie né, spesso, cognomi presenti all’esterno. Tanto nelle zone più disagiate della città quanto in tantissimi altri complessi o case singole”.

All’interno di questo sistema vorticoso si inseriscono i giovani portalettere. Se gli addetti al recapito postale di un tempo conoscevano anche le singole particolarità della loro zona di pertinenza, i ragazzi rigorosamente laureati assunti oggi da Poste italiane, non solo non conoscono il processo di lavorazione postale né hanno il tempo pratico per impararlo, ma si ritrovano anche ad essere collocati in aree non di loro conoscenza e senza un criterio predeterminato. Non sarà quindi raro trovare portalettere provenienti dalla zona sud della città essere impiegati in centri di smistamento postale come quelli di Milazzo o Taormina e portalettere residenti a Barcellona o Falcone essere impiegati nei centri di Messina.

In base al regolamento da loro sottoscritto, i portalettere dovranno consegnare solo in presenza di un indirizzo apposto sulla busta nel quale risultino in modo esplicito nome e cognome o generalità della società, la città, la via, il numero civico, la palazzina e, se necessario, anche l’interno. E le cassette postali dovranno essere accessibili da pubblica via e non collocate all’interno dei palazzi. In assenza (anche parziale) di questi elementi, il portalettere è tenuto a rispedire al mittente la corrispondenza. Con flussi importanti, da questo punto di vista, provenienti proprio da Messina e alcuni comuni della provincia.

Flussi di posta ordinaria oggettivamente in calo, sostiene invece il sindacato, e che hanno spinto a firmare gli accordi di ampliamento delle zone del 2018: “Ci sono oggettivamente dei cali di volume che hanno costretto i sindacati a ragionare su un sistema che doveva tutelare i posti di lavoro – prosegue la Schillaci. L’accordo prevedeva una miriade di lavorazioni che dovevano essere espletate tutte nello stesso modo con sistemi modernissimi, ma le cose che abbiamo sottoscritto come sindacato non sono state rispettate per niente. Se non la richiesta di nuovi portalettere per i prepensionamenti e per quota 100, e che nel mese di ottobre arriveranno a Messina in 43 unità. Anche se ne mancheranno almeno il doppio”.

Un percorso che ha portato a scioperi di massa proprio da parte dei dipendenti di Poste italiane, come quello nazionale del 4 novembre 2016: “Abbiamo scioperato per mesi e adesso abbiamo riaperto il conflitto di lavoro per riandare in sciopero, ma i contratti a tempo determinato assunti da Poste non scioperano praticamente mai. E per avere un’idea dei numeri di cui stiamo parlando, sono più i contratti a tempo determinato che non quelli stabili a lavorare in azienda. Quando Messina è stata chiamata a rispondere presente nello sciopero nazionale e far sentire a gran voce i disagi del settore di smistamento e consegna, siamo scesi in piazza a Palermo in appena 150 persone…”.

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