MESSINA. E’ morto ieri Vincenzo Collura, per i messinesi “il barone”: medico che però non esercitava da anni. Sigaro sempre in bocca, sciarpetta al collo, persona di grande ironia e simpatia, Enzo Collura è stato una delle incarnazioni della “Messina ruggente”, personaggio carismatico e pittoresco che, nonostante il titolo nobiliare di barone (vero, acquisito, nonostante fosse per tutti diventato praticamente il suo nome di battesimo), ha sempre mantenuto una sana attitudine alla “Amici miei” in una città più ingenua, ottimista, e ogni tanto “sopra le righe”.

Il ricordo “da lontano” del nipote, Francesco Rizzo Marullo, che vive a Boston.

“Raccontare chi fosse Enzo Collura, per tutti il Barone, è un’ impresa titanica di cui certamente non sono degno. Mi limiterò pertanto a raccontare l’Enzo che ho conosciuto che negli anni da zio è passato a Barone per poi semplicemente Enzo. Dalla battuta sempre pronta era, per me, l’antesignano del conte Mascetti di Monicelli, di cui condivideva classe e savoir fare ma soprattutto la proverbiale ironia. Di lui che fu uno dei “vitelloni” di Messina, nel periodo d’oro della nostra città, si raccontano gesta che si intrecciano tra il mito e la leggenda metropolitana. Si racconta che da ragazzo attraversò un noto bar dell’epoca con la Vespa entrando dalla via T. Cannizzaro ed uscendo sulla via C. Battisti sol perché gli avevano detto che la sua ragazza del tempo, era seduta al bar con “un altro”. Entrando nel bar, si dice, che sgasando al massimo si limitò a fulminare con lo sguardo la sua “ragazza” prima di uscire dalla parte opposta da dove era entrato. Oppure quando, durante una partita al Celeste, indispettito dall’arbitraggio lanciò dalla tribuna, colpendolo, un mocassino al guardalinee ed uscì dalla stadio con una sola scarpa. Un personaggio unico e, come tale, inimitabile. Un Amico sincero, di quelli con la A maiscuola, sempre presente nella buona e nella cattiva sorta. Un Uomo buono, un pezzo della storia gloriosa di Messina, di un tempo che ahimè non c’e’ più. Enzo è la dimostrazione che Barone si diventa nella vita e non per trasmissione ereditaria”.

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Michelangelo Tringali
Michelangelo Tringali
10 Maggio 2019 17:07

Non era medico. Il fratello si, a cui porgo sentite condoglianze, alla vedova e ai figli e parenti tutti. Ciao Enzo.