MESSINA. “E’ evidente che c’è stata un’interruzione di pubblico servizio, ed è giusto che l’autorità giudiziaria ne accerti cause ed autori, per individuare chi per negligenza o malafede ha voluto sporcare ulteriormente l’immagine della città di Messina”. Non irradiava esattamente affabilità il Cateno De Luca che, con sguardo severo e un po’ sofferente per via della cervicale che lo ha afflitto nel finesettimana, per un’ora e mezza ha piantato chiodi nella bara dell’avventura a MessinaServizi dell’attuale direttore generale Aldo Iacomelli, lasciando però che fosse l’assessore all’Ambiente Dafne Musolino a dare il colpo di grazia, calando un colpo di mannaia sulla sua permanenza a Messina.

Richiesta al consiglio d’amministrazione di valutare il licenziamento, accuse di incapacità gestionale, ipotesi di danno erariale: tutto sotto lo sguardo dello stesso Iacomelli, in sala Giunta ad assistere alla sua stessa gogna in diretta Facebook. Alla fine, in pratica, di un mese e rotti di emergenza rifiuti, sembra che l’unico responsabile sia il direttore generale. Non il consiglio d’amministrazione, non l’assessore all’Ambiente (mentre invece, durante l’era di Renato Accorinti, ad ogni disservizio era la testa dell’assessore Daniele Ialacqua che si invocava), non i dirigenti e funzionari sollevati dal ruolo operativo dallo stesso Iacomelli. Com’è possibile?

“Il socio unico – ha dettato a verbale Cateno De Luca, durante l’assemblea dei soci – fa presente che dai primi giorni di novembre  ha avviato attività di indagine interna mediante la polizia municipale e controlli personali a seguito dell’aggravarsi della crisi, e le risultanze delle attività ispettive sono banali e disarmanti, in quanto questa situazione di criticità che ha rischiato di rasentare lo stato di emergenza poteva e doveva essere evitata. Non è stata riscontrata altra causa se non la mancata e tempestiva riparazione dei mezzi utilizzati per il servizio di spazzamento, raccolta e trasporto in discarica. E’ stato accertato – ha continuato il sindaco – che i mezzi non si sono guastati all’improvviso, ma si è giunti a soli due mezzi disponibili. E’ stato accertato che tutti sapevano e nessuno è intervenuto, che si poteva far fronte utilizzando le normali procedure previste dal codice degli appalti per riparare i mezzi ma non si è intervenuti, ed è stato paradossale che il tanto decantato ribaltamento dei costi tra MessinaServizi e Messinambiente che non doveva essere più applicato dall’1 maggio è stato interrotto a fine settembre e ripreso  dal 5 al 10 novembre in quanto costretti dall’inerzia di chi doveva disporre ed agire. In conclusione, il cortocircuito che ha messo in ginocchio la città appare quasi inconsciamente voluto, perchè dalla documentazione acquisita, che riguarda mesi di corrispondenza tra i responsabili dei vari servizi ed il direttore generale, e per conoscenza il consiglio d’amministrazione e il socio unico, chi aveva la competenza gestionale non è intervenuto per evitare il cortocircuito che si è generato“, ha concluso De Luca.

Non solo: “Il socio unico stigmatizza il contenuto di numerose note, ma soprattutto dei mancati comportamenti, finalizzati a risolvere il problema piuttosto che a un’attività di scaricabarile tra i vertici della società. Il socio unico stigmatizza qualunque atteggiamento che in nome della presunta legalità genera danni certi e in parte irreversibili esistendo nell’ambito del codice degli appalti le procedure per interventi ponte (finalizzati alla fase transitoria) e le gare sopra soglia che richiedono i tempi adatti”. Una circostanza, questa, che Iacomelli aveva spiegato, illustrando l’iter delle gare (e il cambio di Rup una volta che queste sono andate deserte). Questo, lungi dal placare l’ira di De Luca, l’ha fatta aumentare ancora di più, in un crescendo di attacchi senza quartiere

“Di fronte alle allusioni profferite dal direttore generale in merito a soggetti in servizio a MessinaServizi che avrebbero ostacolato le normali attività aziendali al punto tale da mandare in crisi il sistema di raccolta dei rifiuti, è stata prospettata al direttore generale la possibilità di azzerare transitoriamente l’organigramma della società”, ed eventualmente configurare un’interruzione di pubblico servizio per i soggetti segnalati. “Il direttore generale non ha comunicato i nominativi che avrebbero ostacolato l’ordinaria attività della società”, ha tuonato il sindaco, che sulle esternazioni del direttore generale aveva avuto anche da ridire riguardo gli effetti della legge Madia su MessinaServizi dopo il fallimento di Messinambiente.

De Luca ha spiegato che “non porrà nessuna attività che riguarda la liquidazione di Messina Servizi, quindi nessun soggetto vicino al socio unico (il Comune, ndr) è autorizzato ad esprimere opinioni o pareri in libertà, acuendo ulteriormente il clima che sul sistema di raccolta dei rifiuti è già sufficientemente rovente. Invito dunque perentoriamente ad evitare dichiarazioni pubbliche non autorizzate e non richieste fino a quando non si esprimerà la Corte dei conti nel merito”, ha concluso, rigirando il coltello nella piaga di un Iacomelli il cui pomeriggio deve essere sembrato un lungo, interminabile e doloroso supplizio. Il direttore generale di MessinaServizi non ha rilasciato dichiarazioni. Nei prossimi giorni, però, potrebbe voler raccontare la sua verità.

 

 

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