MESSINA. Che la ex discarica di Portella Arena fosse pesantemente inquinata era noto da almeno un decennio. Quello che non si conosceva era esattamente quanto. Oggi arriva un’ordinanza che, in seguito alla certezza della contaminazione, impone pesantissime restrizioni, spiegandolo. E praticamente certifica che la contaminazione da quello che resta dei rifiuti stoccati per decenni sottoterra, a Campo Italia, ha inquinato il terreno ma soprattutto le falde acquifere. Al punto da rendere inutilizzabili l’uno e pericolose le altre, che portano acqua a tutta la vallata di Pace.

Tre relazioni, due nel 2019 e una nel 2020, dalle quali si evince “la contaminazione di acque sotterranee e di terreni, conseguente al rilascio di inquinanti presenti nei rifiuti“, che testimoniano la presenza di agenti inquinanti nelle acque e nei terreni, limitrofi alla discarica di rifiuti solidi urbani di Portella Arena, attualmente (e da più o meno vent’anni) in fase di gestione post operativa.

Cosa vieta l’ordinanza emanata dal sindaco Cateno De Luca e disposta dal dipartimento all’Ambiente? Praticamente qualsiasi attività che non sia legata alla bonifica o alla “caratterizzazione” dei luoghi. “Attingimento acque di ruscellamento e superficiali, prelievo di acque sotterranee, pascolo e le ulteriori attività silvopastorali, produzione e raccolta di prodotti agroalimentari, compresi i foraggi, caccia, raccolta funghi, piante edibili e lumache“. Praticamente, l’ordinanza certifica che suolo e sottosuolo di Portella Arena sono velenosi e inutilizzabili.

Portella Arena, la discarica di Campo Italia che per anni ha accolto i rifiuti messinesi e che  incombe sulla zona nord della città come una bomba, è stata chiusa 22 anni fa, nel 1998. Da allora, i tentativi di bonificarla sono rimasti tali: Ne sono testimoni gli avvisi di garanzia recapitati a Daniele Ialacqua e Renato Accorinti a novembre 2018, ma anche quelli del 2013 con destinatari Elvira Amata e Peppino Buzzanca (poi finiti in un nulla di fatto).

Per bonificarla, nel Patto per il sud sono stati previsti a maggio 2019 un milione e 380.000 euro: circa 700.000 euro per la messa in sicurezza del cantiere di Thapsos e 50.000 euro per la messa in sicurezza del campo di S. Focà. Evidentemente  non sono bastati.

Poco meno di un anno fa, è stata necessaria un’altra, allarmante ordinanza da parte del sindaco Cateno De Luca perchè si creasse un sito di stoccaggio per il micidiale percolato che continua a trasudare dalla terra contaminata, ed a colare giù dai pendii sopra il torrente Pace (che è infatti stato sequestrato per la prima parte).

Oggi è arrivata quella che impedisce ogni utilizzo del suolo e del sottosuolo di un sito ormai contaminato senza speranza.

 

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