Io, che proprio di studiare tre materie non mi andava, ventinove anni fa decisi di “portare” Italiano e Inglese, dando un dispiacere al mio professore di Storia e Filosofia, Saro Fiore (purtroppo prematuramente scomparso), che era pure membro interno. Il mio calcolo per una Maturità poca spesa molta resa si basava sulla logica dei “due piccioni con una fava”: con Italiano, mi sarei preparato sia per gli orali che per il tema. Ma non andò così…

Andò, infatti, che il Ministero, già all’epoca attento osservatore di ciò che accade a scuola come uno strabico che deve focalizzare un punto con entrambi gli occhi, decise che il tema di Italiano sarebbe stato dedicato alla figura femminile nella Letteratura del Novecento. E così io, in polo e jeans “buoni”, qualche appunto nascosto tra la patta e quei boxer anni Ottanta tutt’altro che comodi, alla lettura della traccia guardai il banco, il vocabolario, i compagni e, infine, rabbiosamente il cielo, mordendomi la lingua.

Perché la proposta era bellissima, per carità, non fosse che ero stato studente dell’inflessibile Lalla Chessari, tanto pignola nel farci esercitare in analisi logica e del periodo quanto netta nel tracciare una personalissima linea del tempo, riguardo alla Letteratura, che aveva come capolinea l’Ermetismo (ben andando le cose). Così andò a finire che, non per disinteresse nei confronti della figura femminile, mi buttai sul tema di attualità, dove, cocciutamente, applicando la filosofia che del porco non si butta mai niente, inserii elementi di Letteratura.

Ventinove anni dopo, per i ragazzi che stanno affrontando la Maturità, la partitura non è cambiata e molti di loro staranno guardando in alto con aria torva. Il compito di Italiano, infatti, è l’analisi di “Versicoli quasi ecologici”, una poesia di Giorgio Caproni tratta dalla raccolta postuma Res Amissa (1991). In pratica, ai candidati viene richiesta una lettura critica, consapevole del testo, e un’interpretazione fedele alla volontà comunicativa dell’autore; il testo, secondo le caratteristiche formali e i contenuti deve essere inserito nel relativo ambito tematico, letterario o più ampiamente storico-culturale; l’esposizione deve essere corretta, coerente e adeguata. Le sezioni in cui si articolano le richieste della prova sono: 1) Comprensione (o parafrasi); 2) Analisi; 3) Interpretazione (o Commento complessivo) e Approfondimenti (da “Analisi del testo” su Treccani).

Teoricamente, la traccia dovrebbe contenere le indicazioni per contestualizzare l’autore (anche se non lo si è studiato), così da poter svolgere tutti i punti. In attesa di leggerla per intero, però, un interrogativo resta: perché proprio Caproni? Con tutto il rispetto per il poeta livornese morto nel 1990, il Miur, oggi come 29 anni fa, non ha tenuto conto delle “Lalla Chessari” che popolano ancora le scuole italiane, le quali, va detto, sono in parte assolte perché vittime della vastità del programma. Già, perché al di là dell’importanza vera o presunta di alcuni autori imprescindibili (che soprattutto le prof amano fino alla commozione e mai salterebbero), la Letteratura, a rigore, si studia leggendo molta antologia, anche per staccarsi dai luoghi comuni sugli autori che da decenni propinano i manuali scolastici, ma tutto ciò richiede un tempo superiore a quello disponibile ed è così che il Novecento rimane un coito interrotto.

Più abbordabili, i saggi brevi offerti ai candidati, ma con qualche controindicazione. Il primo, di ambito artistico-letterario, riguarda la natura tra minaccia e idillio nell’arte e nella letteratura. Allegati, i seguenti documenti: due quadri (“Bufera di neve” di William Turner e “Idillio primaverile” di Giuseppe Pellizza da Volpedo), un brano da Dialogo della natura e di un islandese di Giacomo Leopardi, la poesia “Il lampo” di Giovanni Pascoli, la poesia “I limoni” di Eugenio Montale e un brano dalle Ultime lettere di Jacopo Ortis di Ugo Foscolo. Il pericolo di tale saggio è che il candidato deve conoscere bene i contesti storici-letterari-artistici degli autori dei materiali forniti, così da poter elaborare il testo compiutamente. Il secondo saggio, di ambito socio-economico, riguarda le nuove tecnologie e il lavoro. I testi allegati sono tre brani tratti da articoli di giornale sull’utilizzo dei robot da parte delle industrie. Anche in questo caso, la difficoltà è conoscere, come minimo, prima e seconda rivoluzione industriale, storia dei movimenti operai, nascita del socialismo etc. Terzo saggio, di ambito storico-politico, è su disastri e ricostruzione, con due brani di articoli di giornale e un pezzo del Principe di Niccolò Machiavelli. In tutta franchezza, sembra una traccia a trabocchetto. L’ultimo, di ambito tecnico scientifico, è su robotica e futuro tra istruzione, ricerca e mondo del lavoro, con testi tratti dal sito di Indire, dal quello della Scuola Superiore “Sant’Anna” di Pisa e da un articolo del Sole 24 Ore. Che dire? La via, per tale saggio, è spianata: o si esalta il nuovo modello di istruzione (pur avendo abitato per cinque anni in una classe senza Lim e connessione) o si va all’attacco a testa bassa. Dei quattro testi, comunque, questo è sicuramente il meno rischioso.

E il tema di Storia? La traccia riguarda il miracolo economico italiano del Secondo dopoguerra, con testi tratti da libri di Piero Bevilacqua e Paul Ginsborg. Anche qui, come per il compito di Italiano, la capacità di scrivere dipende da dove ci si è fermati con il programma, che, purtroppo, spesso è allineato a quello di Letteratura. Solitamente, infatti, se si arriva alla fine della Seconda Guerra mondiale è un miracolo, ma anche il docente che riesce a spingersi fino ai giorni nostri è difficile che riesca a far studiare le dinamiche politiche (intimamente legate alla rinascita economica) con la stessa cura che i manuali hanno nell’analizzare le dinamiche italiane post unitarie.

In 29 anni, insomma, è cambiata la forma, ma non la sostanza delle cose. Anzi, probabilmente, la nuova forma che la scuola si è data ha in parte complicato le cose. A non mutare, per fortuna, è il modo di vivere la Maturità, affollato da ansie anche quando ci si mostra strafottenti. Certo, ai miei tempi, per condividere le angosce si componeva il numero di casa del compagno (senza il prefisso), incocciando sempre la madre e il padre, mentre oggi dominano le chat su whatsapp. Durante le sei ore delle prove, però, senza cellulare, di diverso, fra gli alunni di oggi e di ieri, ci sono solo abbigliamento e ciuffi. E intimo meno fastidioso…

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