“Non è mica la fine del mondo”. Una delle frasi più comuni per farsi forza è una figura retorica quasi per minimizzare i momenti difficili, per ricordarci che ci sarà qualcosa di peggiore che deve ancora arrivare—nella speranza che non toccherà a noi vivere quell’esperienza. Non è mica la fine del mondo è un po’ il sottotesto delle cinque canzoni della playlist di oggi, che risente dei toni cupi del cielo ma che si sforza, anche oggi, di trovare alla fine del tutto quel raggio di sole, quel fondamento che ci porterà a dire, in qualche futura occasione, che non è la fine del mondo. Perché noi siamo ancora qui.

io?drama – China sulla fine del mondo

Eravamo nella metà degli anni zero quando usciva Nient’altro che madrigali, primo, bellissimo disco degli io?drama che si apriva proprio con China sulla fine del mondo. La voce di Fabrizio Pollio suona divinamente, e l’utilizzo così sfacciato del violino ha contribuito a rendere l’album da subito un piccolo cult in quello che allora era il sottobosco della musica italiana. Il gruppo poi continuò la carriera con altri due lavori che sfociavano in sonorità un po’ più pop, con qualche episodio notevole (specie in Da consumarsi entro la fine), ma Nient’altro che madrigali è un disco in cui l’urgenza emerge al punto da risultare incontrollabile. Gran lavoro, e questo che ci ascoltiamo oggi è davvero un singolone.

Fountains of Wayne – Stacy’s mom

In queste settimane ho appositamente evitato di scrivere in modo esplicito riferimenti al virus. Non è questo il luogo dove perdersi in dissertazioni più grandi di noi, pensavo, quindi ho sempre preferito tenere il tutto leggero. Faccio un’eccezione, perché la scorsa settimana Adam Schlesinger dei Fountains of Wayne se n’è andato dopo essersi ammalato nelle ultime settimane, e io a questo gruppo sarò sempre legato: non li ho mai approfonditi tantissimo, ma Stacy’s mom è stato un totem importante nei momenti di radio in cui avevo meno da dire, perché c’era sempre qualche aneddoto sul brano, sulla band, ma sopratutto su uno dei video più iconici che siano mai stati prodotti negli ultimi trent’anni. Che la terra ti sia lieve, Adam.

Nirvana – Dumb

Ieri era il 5 aprile, the day Seattle died. Kurt Cobain e Layne Staley, a otto anni di distanza, uno nel 1994 e l’altro (ci torniamo dopo) nel 2002. A metà anni ’90 i Nirvana erano pressocché tutto: Smells like teen spirit fece il botto, ma il botto vero, uno di quelli che a oggi sarebbero inimmaginabili, facendo emergere tutte le varie sottoculture di Seattle che i media unirono per comodità sotto l’etichetta “grunge“, termine che di base non definisce alcun genere musicale vista l’enorme differenza tra i rappresentanti di quella scena. Fatto sta che, differenze a parte, Cobain fu una delle personalità principali (probabilmente la principale) ad avere popolarità, una popolarità tale che era difficile da contenere. Nell’aprile del 1994 la morte, ma a noi piace celebrarne la vita con un brano tratto da In utero (per chi scrive, il miglior disco dei Nirvana). Ciao Kurt, ti si deve tanto.

Alice in chains – We die young

La storia di Staley è persino più triste di quella di Cobain, perché la sua morte si presume sia stata il 5 aprile del 2002 ma non venne scoperta prima di due settimane. Layne non appariva in pubblico da anni, l’ultimo concerto fu quel clamoroso unplugged in cui già mostrava cedimenti dovuti a uso e abuso di droghe, vortice da cui sembrava invece essere uscito. Gli Alice in chains sono, tra i gruppi di Seattle, quelli con ispirazioni più heavy e non è casuale la loro amicizia con uno di quei gruppi che negli ’80 è diventato enorme in ambito thrash, cioè i Metallica. We die young è il primo singolo estratto dal primo EP degli AIC, e a luglio compirà trent’anni. E la potenza sprigionata ancora oggi ha veramente pochi paragoni. Cuori e un pugno verso il cielo per chi non c’è più.

Cecilia Krull – My Life Is Going On

Il mio parere su La casa de papel credo sia ininfluente perché vi vedo tutti belli presi, quindi niente spoiler e nessun riferimento ai clamorosi buchi di trama dell’ultima stagione, sempre più somigliante a Il segreto con le pistole. La nota indiscutibilmente positiva di questa serie, però, è la sigla di apertura che noi qui giustamente mettiamo a chiusura delle cinque canzoni di oggi. La voce di Cecilia Krull è delicata e ci accompagna con parole adatte alla situazione di queste settimane: “Sarò forte, cercando una nuova versione di me, perché tutto ciò che voglio è essere parte del mio nuovo mondo”. Per chi resta, per chi lotta, per chi vive. Per non dimenticare, per trovare nuova forza in ogni difficoltà. Forza tutti noi.

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