MESSINA. E’ stata una giornata agrodolce, quella del sindaco di Messina Cateno De Luca, dal punto di vista giudiziario. Agra per la condanna definitiva in Cassazione per diffamazione, dolce per la decisione della Corte d’appello di non luogo a procedere per il reato di associazione a delinquere nell’ambito dell’inchiesta sulla Fenapi (benchè per altri due casi di evasione fiscale si andrà a processo).

La condanna riguarda fatti che risalgono al 2012, quando nel corso di un comizio chiamato “Nomi e cognomi”, De Luca definiva in maniera che il tribunale di Messina ha giudicato diffamatorio, tre abitanti di Fiumedinisi. Dopo la condanna in primo grado alla fine di ottobre, ieri è arrivata la definitiva sentenza della Cassazione, che ha condannato il sindaco di Messina a 800 euro di multa, più risarcimento da definirsi in sede civile.

Il caso Fenapi, di cui la decisione di oggi rappresenta uno stralcio, invece va avanti con un”fardello” in meno rispetto a quanto chiesto dalla Procura. La Corte d’appello, infatti, ha confermato la decisione del Gup Simona Finocchiaro di non procedere a carico di De Luca dal reato di associazione a delinquere, rinviandolo però a giudizio per evasione fiscale. la procura si era opposta, chiedendo il processo per tutti i reati, ma la Corte d’Appello ha dato ragione al Gup: Cateno De Luca, quindi, affronterà il processo difendendosi dalle accuse di evasione fiscale, e non di associazione a delinquere.

La sua reazione non ha tardato a manifestarsi, sotto forma di post su Facebook: “La Corte d’Appello di Messina ha respinto la impugnazione che la Procura della stessa città aveva proposto contro la sentenza con la quale il Gip di Messina, mi aveva assolto insieme al Presidente del Caf Fenapi, Carmelo Satta ed altri dipendenti coinvolti nel l’indagine dalla imputazione di associazione per delinquere. Il Gruppo Fenapi era stato sottoposto ad accertamenti continui e penetranti ed io fui arrestato l’ 8 novembre 2017 appena due giorni dopo essere stato eletto deputato regionale“.

“Già il GIP e poi il Tribunale della Libertà di Messina, non solo avevano disposto la mia liberazione ma avevano anche con motivatissimi provvedimenti escluso la configurabilità di qualsiasi reato che potesse condurre all’arresto. La Procura di Messina aveva ugualmente chiesto il rinvio a giudizio, ancora una volta smentita dal GIP. Oggi finalmente smentendo su tutta la linea il lavoro della Procura, la Corte messinese ha detto la parola fine a questa triste vicenda”.

Prendo atto con soddisfazione di questa decisione, che spazza via oltre otto anni di problematiche create alla attività di uno dei più importanti Centri di Assistenza Fiscale oggi impegnato nel permettere a chi ne abbia diritto di fruire del reddito di cittadinanza. Aspetto con fiducia la conclusione di tutta la vicenda giudiziaria, certo che sarà positiva anche grazie al lavoro dei miei legali. Dedico questo ulteriore riconoscimento, proveniente dalla più alta istituzione di garanzia, ai cittadini di Messina che hanno creduto nella mia onestà e mi hanno voluto loro sindaco. Un grazie di cuore ai difensori Carlo Taormina, Emiliano Covino e Giovanni Mannuccia“.

 

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