MESSINA. Riceviamo e pubblichiamo il contributo di un nostro lettore, Davide De Filippi, che analizza da un punto di vista sociale e sociologico quanto accaduto in questi giorni in città, dal concetto di “Messina bene” alle liste di proscrizione diffuse su Whatsapp.

Di seguito il testo integrale della lettera:

La teoria del conflitto, nell’ambito della sociologia, è un filone dì studio che indica un modo di approcciarsi ai fenomeni sociali ove si assume che le società si trovino in uno stato costante di cambiamento, in cui il conflitto sia una caratteristica permanente ed intrinseca.  Le teorie del conflitto, che descrivono il funzionamento della società, privilegiano l’importanza delle divisioni sociali, concentrandosi sul tema della disuguaglianza.  Secondo questo modello complessivo la società risulta composta di gruppi distinti, ciascuno dedito al proprio interesse. Proprio l’esistenza di interessi distinti comporta la costante presenza di una situazione di conflitto sociale. Coloro che prevalgono nel conflitto diventano i gruppi sociali “dominanti” mentre quelli che soccombono diventano i gruppi sociali “subordinati”.  Conflitto non significa necessariamente violenza aperta, ma anche semplice tensione, ostilità o competizione. In una società dove le risorse che le persone vogliono sono sempre scarse, e la loro domanda supera l’offerta, coloro che controllano queste risorse riescono a proteggere i loro interessi, inevitabilmente, a spese degli altri. I teorici del conflitto non pensano che il conflitto sia, tuttavia, una forza necessariamente distruttiva, in quanto può portare a cambiamenti sociali che, altrimenti, non si sarebbero realizzati.

Alla luce dì questa premessa mi viene da chiedermi di cosa sarebbero detentori i gruppi sociali dominanti in un determinato e specifico contesto cittadino.  Proviamo per un attimo, quindi, a calare lo schema teorico di cui sopra in un contesto socio-economico ben definito e delimitato ed a pensare a questo gruppo sociale come rappresentato dai famosi “gitanti messinesi dì Madonna di Campiglio”.

Di quale bene e valore sarebbero detentori costoro? Sicuramente di sciaguratezza, dì assenza dì rispetto per la collettività, dì disprezzo per l’ordine precostituito e soprattutto dì indifferenza e senso dì superiorità rispetto alla classe sociale a loro soccombente per penuria di risorse economiche detenute o per status sociale acquisito. In conseguenza dì ciò leggiamo commenti, guardiamo finte liste di proscrizione, fabbricate ad arte, e ci precipitiamo subito a emettere giudizi e sentenze di condanna auspicanti pene severe ed esemplari.

Ma siamo sicuri che sia tutto qui e che tutto si possa sintetizzare cosi? Siamo sicuri che i membri della classe sociale soccombente siano solo i portatori di un senso dì giustizia civica e di responsabilità collettiva e non siamo, invece, i portatori dì altri sentimenti e valori sociali più latenti? La verità forse è un’altra e per spiegarla basta solo applicare al contesto cittadino attuale le logiche, appunto, della famosa “teoria del conflitto”.

Facendo ciò dovremmo, inevitabilmente ed onestamente, concludere che la colpa delle persone poste, in maniera veritiera o fittizia, in quelle liste sia stata, semplicemente, quella dì avere ciò che noi non abbiamo ma che vorremmo avere.

La verità è che se economicamente annaspiamo per arrivare a fine mese sociologicamente siamo diventati un popolo cupo e ricurvo sui nostri dispositivi digitali, eretti a oracolo della verità ed a valvola dì sfogo delle nostre frustrazioni.
Non siamo un popolo che si indigna principalmente per una condotta errata e scellerata ma, in realtà, siamo un popolo che si arrabbia primariamente di invidia e che maledicente si chiede il perché altri abbiano mentre noi no.

La verità è che saremmo anche noi voluti essere i “gitanti di Madonna di Campiglio”, perché nei nostri desideri più reconditi, che non si nominano in società, loro hanno solo la colpa di avere avuto quello che noi non abbiamo.

Si è detto con espressione stizzita e disprezzante che gli untori facevano parte della “Messina bene”. Ma quale è la “Messina bene”?  È quella che guardiamo dall’alto di appartamenti di lusso, ove noi vorremmo abitare, o quella che gira su auto di grossa cilindrata, su cui noi vorremmo girare, o quella che indossa gli abiti che noi vorremmo indossare? La “messina bene” è quella a cui non abbiamo mai perdonato non gli sguardi dì disprezzo rivolti ma l’avere avuto ciò che noi non abbiamo.  Allora scatta la denigrazione, il desiderio di punizione, la goduria per l’oltraggio e la libido per lo sberleffo in pubblica gogna.

Forse noi non siamo come loro solamente perché non possiamo andare a Madonna di Campiglio e stentiamo a pagare già solo quelle spese che ci permettono dì vivere al limite della dignità umana.
Ed allora necessita avere il coraggio di dire la verità tutta e cioè che questa vicenda non è semplicemente una vicenda che denota, in alcuni, una mancanza dì senso civico ma è anche, per tanti altri, uno schema sociologico dì lettura ed interpretazione della nostra società cittadina attuale.

La “Messina bene” la vogliamo su quel muro dì gogna e sui quei banchi di tribunale invocati proprio perché a noi è rimasto solo questo strumento dì rivincita sociale. Attenzione, quindi, al gioco delle colpe, perché se adesso è colpa degli “untori” prima era colpa dei “cinesi”, se prima era colpa dì quelli che ci rubavano il lavoro, adesso è colpa dì quelli che hanno più di noi.

La verità, invece, è che la colpa è del nostro “sociologico sistema paese” che ha concesso a te che fai la badante giorno e notte, per 700 euro al mese, in nero nelle case dei ricchi, dì avere il tuo momento di riscatto semplicemente nel potere guardare, per una volta, i “dominanti” come loro hanno sempre guardato te.

Mi chiedo come siano arrivati a tutto questo, mi chiedo chi ci voglia l’uno contro l’altro armati in una guerra dì poveri ed in una situazione dì perenne scontro e di perenne mutamento, che mai porta ad un sistema consolidato dì certezze economiche e sociali.
Mi chiedo come sia possibile che alcuni prendano il reddito di cittadinanza ed altri no, che alcuni prenderanno il bonus una tantum di 500 euro ed altri no senza, invece, concentrarsi sul perché si continua e si perpetra in una politica di differenziazione della popolazione in “gruppi sociali”.

Mi chiedo perché ci siamo ridotti a bramare momenti brevi di realizzazione personale che si possano concretizzare solo nel puntare il dito contro chi lo ha sempre fatto verso dì noi.  Forse è meglio così, forse è meglio l’apoteosi dì un gesto momentaneo che una riflessione continuativa giacché l’alternativa sarebbe, inevitabilmente, il caos violento della consapevolezza che per cambiare le cose servono non mutamenti continui ma momenti dì rottura definitivi. È meglio fare girare delle finte liste piuttosto che affrontare il problema del perché in alcuni posti possano andare alcuni ed altri no. È meglio soffermarsi su altri fatti, marginali ma, comunque, dì grande partecipazione emotiva e sociale.

Forse le mie sono solo congetture o forse nella società in cui tutti aspettano i cinque minuti di riscatto ci siamo sentiti per un attimo stizzosi e arroganti come quelli che sempre immaginiamo, racchetta in spalla, giocare a tennis al circolo della vela o, rolex al polso, fare l’aperitivo ai banconi del circolo della motonautica guardando, spesso ma non sempre, con disprezzo chi passa ma non può entrare perché  l’accesso e riservato solo ai soci paganti.

La questione dei “gitanti” è solo una diapositiva di una città in cui, ormai, si combatte una guerra dei poveri che consci delle differenze economiche e culturali tra le classi cittadine battono sulle stesse proprio per denigrare gli avversari.
Ma nel silenzio urlante delle proprie case e nei riflessi rivelatori delle proprie immagini sappiamo, in fondo in fondo, che tutti i membri delle classi “dominate” hanno un solo desiderio ed un solo rammarico… essere loro la classe dominante sapendo che non lo saranno mai. Il resto è superfluità…

Dottor Davide De Filippi,  membro della classe dominata

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Luigi stagno f alcontres
Luigi stagno f alcontres
18 Marzo 2020 11:15

Mi scusi.
Ma al di la di fantasmagoriche seghe mentali.
I fatti sono questi .. tutto il paese era in emergenza.
Al ritorno ..al di la della scelta di partire ( incosciente) dovevavo tutti auto isolarsi per legge.
Sono fatti.
E il rischio ..non teorico… ma reale è avere creato un focolaio di una malattia che è tremenda per gli effetti sul sistema sanitario oltre che fisico

Alessandro Grussu
Alessandro Grussu
18 Marzo 2020 12:28

Non credo che il lettore voglia negare la gravità dei fatti, anzi. Il suo discorso mi pare un altro: le “cacce all’untore” forse sono lo specchio dall’invidia per “chi ha” da parte di “chi non ha”, una vuota valvola di sfogo per un malessere sociale che ha radici ben più profonde. E che non si risolve con un quarto d’ora gogne mediatiche (quelle sì, “seghe mentali”, per di più pericolosissime).

djdjdj@fkgigfn.it
djdjdj@fkgigfn.it
18 Marzo 2020 16:12

Ma il signore in questione che tipo di competenze avrebbe per fare un’analisi sociologica della delicatissima e complicatissima situazione attuale?

Alberto Dicearco da Messina
18 Marzo 2020 20:22

mi permetto di suggerire una mia riflessione sull’articolo sulla mia pagina facebook https://www.facebook.com/dicearco.damessina

Giovanni Sicari
Giovanni Sicari
18 Marzo 2020 20:49

Non sono assolutamente d’accordo con il redattore che cerca di fare passare delle precise responsabilità civili e penali di singoli soggetti, per un problema di società, di educazione civica e di simili amenità, al solo fine sottaciuto di confondere il lettore e di distrarlo dal problema reale.
Chi non si è autodenunciato deve essere giudicato dalla magistratura ordinaria. Punto e basta.

sandra
sandra
18 Marzo 2020 21:55

Lei può fare tutte le analisi sociologiche che vuole, ma la salute pubblica è sicuramente più importante. Io, grazie al nostro coscienzioso anestesista non ho potuto fare una TAC di controllo (urgente e consigliatami dallo pneumologo) dopo aver preso 20 giorni di cefalosporine a causa di una polmonite etc…..
Per cui lasci tempi migliori le sue alte riflessioni!!!!!!!!!!

sandra
sandra
18 Marzo 2020 23:54

dimenticavo la TAC avrei dovuto fare apresso il centro diagnostico fiumara di S. teresa di RIVa

Rick dalton
Rick dalton
19 Marzo 2020 14:59

Brutto articolo

Rick dalton
Rick dalton
19 Marzo 2020 15:01

Ne potevamo fare a meno tranquillamente, quantomeno per adesso

Michele Giunta
Michele Giunta
19 Marzo 2020 18:25

Dottore mi piacerebbe dirle due parole in privato.

Cetty
Cetty
19 Marzo 2020 18:45

Le sue parole fanno senz’altro riflettere. Le condivido.

Cetty
Cetty
19 Marzo 2020 18:46

Anch’io membro della classe dominata