MESSINA. Il Comune di Messina aderisca al “Pride 2019” e agli eventi previsti nella tappa messinese del 15 giugno, quando, per la prima volta in assoluto, la grande festa dell’orgoglio “Lgbtqi” sbarcherà in riva allo Stretto nel cinquantesimo anniversario dei moti di Stonewall. È l’oggetto di una proposta di deliberazione presentata dai consiglieri Alessandro Russo (LiberaMe), Cristina Cannistrà, Andrea Argento, Giuseppe Schepis, Paolo Mangano e Francesco Cipolla (Movimento 5 stelle) Salvatore Sorbello (Misto), Alessandro De Leo (Sicilia Futura) e Giovanni Caruso (Bramanti Sindaco), che chiedono la partecipazione attiva dell’Amministrazione all’evento per agevolare lo svolgimento della manifestazione e testimoniare la “viva adesione del nostro Ente Locale ai valori del rispetto reciproco e della inclusione attiva delle minoranze di genere e delle minoranze in senso lato”.

Quella di Messina sarà una delle 4 tappe siciliane (insieme a Palermo, Catania e Siracusa) della manifestazione, alla quale hanno già aderito decine di associazioni e collettivi impegnati sul terreno dei diritti civili.

Fra le motivazioni dei consiglieri, in particolare, “la promozione dei valori di inclusione, rispetto e riconoscimento delle differenze”, considerati un patrimonio comune della comunità messinese, nonché il contrasto verso “forme di discriminazione basate sull’orientamento di genere e delle conseguenti forme di violenza e intolleranza”.

STORIA DEL PRIDE. Il gay pride, letteralmente “orgoglio gay”, si tiene ogni anno in tutto il mondo nei giorni precedenti o successivi alla data del 28 giugno, che commemora la rivolta di Stonewall di New York del 1969, data simbolica di inizio del movimento di liberazione omosessuale, quando si verificarono una serie di scontri fra gruppi di omosessuali e la polizia a New York dopo l’irruzione delle forze dell’ordine  in un bar gay del Greenwich Village.

L’”orgoglio” che dà il nome alla parata si basa su tre assunti: che le persone dovrebbero essere fiere di ciò che sono, che la diversità sessuale è un dono e non una vergogna, che l’orientamento sessuale e l’identità di genere sono innati o comunque non possono essere alterati intenzionalmente.

La prima manifestazione pubblica di omosessuali in Italia è datata 5 aprile 1972 a Sanremo, per protesta contro il “Congresso internazionale sulle devianze sessuali” organizzato dal Centro italiano di sessuologia, di ispirazione cattolica. Alla manifestazione parteciparono appena una quarantina di persone.

Quasi nove anni dopo, il 28 giugno 1981, a Palermo, presso Villa Giulia, si svolse invece la “festa dell’orgoglio omosessuale”, a pochi mesi di distanza dalla nascita, sempre a Palermo, del primo circolo arci-gay italiano (era il 9 dicembre 1980). Tutto ebbe inizio da una tragedia. Quella dei due giovani Giorgio Agatino Giammona, di 25 anni, e Antonio Galatola, di 15, entrambi di Giarre. Correva l’anno 1979 quando i due ragazzi furono trovati uccisi con la testa spappolata. Le indagini appurarono che a sparare alla coppia era stato un tredicenne, costretto al folle gesto proprio dalle vittime, che avevano deciso di farsi ammazzare insieme per sottrarsi alla vergogna che la loro condizione di omosessuali procurava alle loro famiglie.

Fu quello lʼevento epifanico che spinse un gruppo di palermitani a fondare nel capoluogo siculo unʼassociazione di promozione sociale “Arcigay”, il primo di tanti nuclei che sorsero negli anni seguenti in Italia grazie anche all’attività di Marco Bisceglia, sacerdote già aderente alla cosiddetta teologia della liberazione, omosessuale lui stesso. Il circolo di Palermo si chiamò Arci-Gay e fu il primo nucleo (presto imitato da altre città) di quella che sarebbe diventata nei decenni successivi la più nota organizzazione per i diritti gay d’Italia.

Il primo Gay Pride nazionale ufficiale si svolse invece nel 1994, a Roma, e vide la partecipazione di oltre diecimila persone (numero destinati a crescere esponenzialmente nelle edizioni successive). Di origini più recenti è l’Onda Pride, nata nel 2013: si tratta di un nuovo tipo di organizzazione delle manifestazioni che ha l’obiettivo di creare una sinergia tra tutti i Pride del territorio nazionale, senza più la designazione di un’unica città per il Pride nazionale.

 

 

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