CATANIA. Dieci persone sono rimaste ferite dall’esplosione di uno dei crateri dell’Etna, in eruzione dal 14 marzo. Nessuno sarebbe in gravi condizioni e soltanto sei sono stati ricoverati negli ospedale di Catania e Acireale per contusioni e traumi. A colpire gli escursionisti, che si trovavano a poche centinaia di metri dalla colata nel versante sud, è stato il materiale lavico che si è generato in seguito a una cosiddetta “esplosione freatica”, che si verifica con il contatto tra la lava incandescente della colata e la neve presente ad alta quota. Il fenomeno si è verificato sul Belvedere dell’Etna, in territorio di Nicolosi.

“L’esplosione – spiega il vulcanologo Stefano Branca dell’Ingv di Catania – è avvenuta sul fronte della colata lavica attiva a 2700 metri di quota ed è stata causata dal rapido scioglimento della neve”.

“Sull’Etna attualmente ci sono diversi nostri colleghi impegnati in osservazioni e visure. Queste purtroppo sono cose che possono anche succedere – ha detto all’Ansa il vulcanologo Marco Neri dell’Ing – Il fronte della colata lavica si deve osservare da vicino soprattutto quando scende più in basso, per tenere informata la protezione civile, che se lo ritiene opportuno, può fermare il flusso turistico. Adesso al colata ha raggiunto quota 2700 e poco più sotto, a quota 2500, c’è la funivia”.

“Violenta esplosione al contatto fra lava e neve sull’Etna circa un’ora fa. Alcuni feriti, io stesso ho ricevuto una piccola ferita in testa però sto assai bene e mi sto calando una meritata birra!”. Così ha scritto il ricercatore dell’Ingv di Catania, Boris Behncke, sul suo profilo Facebook, commentando la sua esperienza sul vulcano, dove era assieme a un collega per un sopralluogo sul fronte dell’eruzione dove c’è stata l’esplosione.

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