neurolesi irccs

 

MESSINA. Come purtroppo si sta verificando già da settimane in Lombardia, il coronavirus dimostra subdolamente di accanirsi contro anziani e personale medico, i primi per il fisico minato dagli acciacchi che favoriscono l’attecchire dell’infezione, i secondi perchè in prima linea, spesso senza adeguate protezioni.

E’ il caso di una casa di risposo del centro, in cui una trentina di persone, tra pazienti anziani e operatori, sono chiuse dentro la struttura da due giorni in attesa del responso del tampone, non ancora arrivato dai laboratori del Papardo. E molti di loro hanno hanno febbre alta.

Invece all’istituto Neurolesi dei colli San Rizzo c’è una potenziale minaccia esplosiva di contagi da coronavirus. Una nota del direttore generale Vincenzo Barone del 18 marzo mette tutto il management al corrente di una situazione potenzialmente esplosiva dell’Irccs.

Il 17  marzo, un’anziana signora (ricoverata precedentemente alPoliclinico), è risultata positiva al test che rileva contagio da coronavirus, ed è per questo stata trasportata di nuovo all’ospedale universitario. La circostanza, scrive Barone, potrebbe avere esposto personale e pazienti ad un potenziale pericolo di contagio, e per questo ha disposto la sospensione di tutte le attività di riabilitazione, con “collocazione in ferie d’ufficio del personale non necessario a garantire i bisogni assistenziali dei pazienti“, la ricollocazione dei pazienti con un “piano di deospedalizzazione” (mandare cioè i pazienti a casa), da concordare coi pazienti o coi parenti, la sospensione dell’erogazione dei piani terapeutici, e la sanificazione e biodecontaminazione degli ambienti.

Come misura accessoria, ma la più importante, è previsto il completamento dei tamponi per medici e pazienti, “senza escludere la sospensione di tutte le attività dell’istituto di Casazza”.

Tutto questo, prima che due giorni fa emergesse che i contagi sono sette.

 

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