MESSINA. Qualche spicciolo in meno di tre milioni e centomila euro: è la somma, rilevante, che il comune di Messina recupererà dai suoi dirigenti, per somme derivanti dall’indennità di posizione che l’amministrazione di Cateno De Luca ha ritenuto fossero state illegittimamente percepite. Si tratta della parte variabile dello stipendio dirigenziale, direttamente legata alle “pesatura” del dipartimento di cui il dirigente è alla guida, e varia a seconda del ruolo.

La vicenda nasce a novembre, quando il segretario generale Rossana Carrubba invia una relazione, su richiesta di De Luca, in cui rappresenta una serie di criticità e di difformità procedurali sulla correttezza e la legittimità delle voci dei fondi “Area Dirigenza” relativi agli anni dal 2010 al 2019. La relazione arriva al ragioniere generale Giovanni Di Leo, che rispondeva con le proprie controdeduzioni ai rilievi di Rossana Carrubba. La quale, a sua volta, confutava quanto detto da Di Leo.

Quale era la materia del contendere? Sostanzialmente la corretta costituzione delle risorse per la retribuzione di posizione e di risultato del personale dirigenziale dal 2010 al 2019, in merito alla quale il ragioniere generale sosteneva dovesse essere ammessa la voce contrattuale incrementale “area dirigenza” a partire dal 2013, mentre il segretario generale ribadiva non soltanto non poteva essere “ripristinata” nei fondi dal 2013 al 2019, ma deve essere eliminata anche dai fondi relativi agli anni 2010, 2011 e 2012. Questa voce “vale” tre milioni e 91mila euro.

In tutto questo c’è un colpo di scena, e cioè “l’esistenza del conflitto di interesse e della conseguente astensione del Dirigente del Dipartimento Servizi Finanziari rispetto alla adozione dell’atto stesso” di cui il segretario generale ha preso atto, concludendone che il fondo di accantonamento è gravato da illegittima costituzione. E quindi?

Da addizioni, sottrazioni e divisioni, i calcoli hanno sputato fuori che, dei 10 milioni e 687mila euro erogati in dieci anni, la decurtazione del 15% da applicare darebbe un fondo rideterminato in poco meno di 7,6 milioni. la differenza, cioè la quota di retribuzione di posizione indebitamente erogata ai dirigenti, è di tre milioni e 91 mila euro. Che dovranno restituire al comune di Messina.

Per cui, consiglia caldamente il segretario Rossana Carrubba, è “obbligo di questo Ente di attivare senza indugio, mediante apposito atto deliberativo di Giunta Comunale, “fermi i termini di prescrizione legale ai fini del recupero”, la procedura di recupero della retribuzione di posizione indebitamente erogata“. Adesso toccherà al sindaco Cateno De Luca l’avvio delle procedure di recupero.

 

 

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santi
santi
22 Aprile 2020 5:45

Se questi soldi sono stati elargiti in modo illegittimo allora tutti devono restituirli ma la vedo dura.Forza sindaco