MESSINA. A pochi giorni dall’entrata in vigore della Fase 2, che avrà inizio ufficialmente lunedì, il movimento politico Cambiamo Messina dal Basso interviene con una nota in cui fa il punto sulla gestione dell’emergenza in questo mese e mezzo di lockdown, con una serie di quesiti sulle iniziative intraprese e su quelle da mettere in atto in città per continuare a contenere la diffusione del virus.

«Siamo alla fine della fase 1. In questa fase il ruolo dei comuni – scrivono gli attivisti – è stato molto limitato e in qualche caso, come da noi a Messina, addirittura deleterio per via delle varie ordinanze che hanno creato più scompiglio e confusione che risultati concreti.Prova tangibile, del resto, ne sono i risultati dello studio dell’osservatorio sulla mortalità giornaliera (il SiSMG) che confronta l’andamento di tutti i decessi avvenuti in città, a prescindere dalla causa e se ospedalizzati o meno, rispetto alla media dei cinque anni precedenti. Tale risultato è un indice obiettivo in quanto non dipende dal numero dei tamponi effettuati, dalla distinzione di morti “per COVID” o “con COVID” e include comunque la mortalità fisiologica dei pazienti anziani affetti da svariate patologie. Nello studio, i dati dimostrano come Messina non possa essere definita una città virtuosa, avendo avuto un incremento dei decessi, rispetto a quelli attesi, superiore al doppio della media del Sud Italia e sette volte superiore al dato di Palermo».

«La vera domanda che ci facciamo oggi – proseguono – è a cosa è servita la fase 1 a Messina (e più in generale al Sud). Di certo ci ha consentito di guadagnare tempo preziosissimo. Nella fase 1 i vari comuni siciliani hanno avuto modo di riorganizzarsi in modo da poter gestire, adeguatamente, il picco di contagi che non c’è stato, ma che, evidentemente, ci sarà. È lampante che il lockdown non può essere mantenuto per un tempo illimitato. E, con la riapertura dell’economia, degli spostamenti e degli scambi ripartirà, inesorabilmente, la catena dei contagi. Per questo crediamo che, nella fase 2, il Comune assumerà invece un ruolo determinante (che speriamo sia gestito con coscienza e senza protagonismi inutili). In questa fase, ci saranno le riaperture e sarà quindi probabile attendersi il secondo picco di contagi».

«La politica  doveva quindi operare, durante la fase 1, per prepararsi opportunamente a questo nuovo picco. Ci chiediamo quindi se ciò è stato fatto», scrivono ancora, elencando una serie di domande che riportiamo di seguito:

«Sappiamo con certezza quanti sono i contagiati in città, dove si sono contagiati, quali sono le vie del contagio? Abbiamo rivisto e modulato le misure di contenimento del coronavirus rispetto alle vie del contagio? Di quanto sono cresciuti i posti di terapia intensiva e i ventilatori nei presidi sanitari cittadini? Qual è il giusto rapporto tra popolazione residente e il numero di questi posti? Siamo vicini al giusto target o restiamo distanti? Come si è deciso di operare per la gestione dei dispositivi di protezione individuale (DPI) come le mascherine, i guanti e i gel igienizzanti? I canali di approvvigionamento attuali garantiscono la soddisfazione del fabbisogno della fase 2? Perché allora continuano a essere pressocchè irreperibili o con prezzi esorbitanti? Come si è deciso di procedere per chi non ha la possibilità di acquistarle, al prezzo che finora è stato concordato a livello nazionale? Inoltre, per quanto concerne le certificazioni di questi dispostivi, che per il Sindaco sono carta straccia (ma non per tutto il mondo, per fortuna) come si è deciso di procedere? Come sarà gestita la riapertura degli uffici pubblici? È stato operato un piano strategico di sanificazione e ridistribuzione degli spazi per rispettare le nuove norme in piena sicurezza, a tutela di lavoratori e destinatari dei servizi? Cosa si è pianificato per consentire alle attività produttive di poter ripartire per recuperare i danni subiti? Saremo in grado di far ripartire il turismo e le attività connesse, che sono una parte fondamentale dell’economia cittadina? Cosa è stato pensato per tutti gli operatori culturali della città che saranno purtroppo, a lungo termine, costretti a tenere chiuse le proprie attività?».

«Crediamo – concludono – che nella risposta a queste domande sia contenuto il giudizio sulla qualità dell’operato dei sindaci durante la fase 1. Solo da queste risposte potremo capire se il tempo è stato ben impiegato o se ci aspetta, dietro l’angolo, l’incubo già vissuto nelle regioni del Nord Italia».

Di seguito tre grafici sull’andamento del contagio allegati alla nota: 

 

 

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