MESSINA. A difesa dell’Atm, interviene il movimento di opinione “Percorso comune”, la lista creata durante le Amministrative 2018 per sostenere il candidato sindaco Renato Accorinti e con capolista l’ex assessore Gaetano Cacciola, “al fine di evitare che si persista nel giustificare il grave ritardo nella corresponsione degli stipendi ai dipendenti con dati inesatti”, e rassegnando le proprie considerazioni.

“Continuare a riferire solo l’ammontare dei presunti debiti di Atm, peraltro aumentandone la portata (i famosi 81 milioni di euro recentemente richiamati da due consiglieri comunali nella trasmissione “Scirocco”), significa ignorare le più elementari regole di contabilità, poiché lo stato di salute di un’azienda è dato dalla differenza tra debiti e crediti”, scrivono infatti i membri del movimento.

“In proposito, nella relazione finale redatta dai liquidatori si certifica un disavanzo di 24 milioni di euro (debiti meno patrimonio netto e crediti – molto meno del dato inserito nel piano di riequilibrio rimodulato), attribuendone la responsabilità a non meglio precisati atti di malagestio, riguardanti anche il periodo in cui si pagavano le retribuzioni puntualmente, si rendeva un servizio efficiente, si esitavano bilanci in pareggio e si acquistavano bus elettrici (prima città in Italia per numero) a tutela della salute della collettività”.

E, infine, “Si insiste nel definire l’Atm un carrozzone con insanabili difficoltà economiche, quando l’Azienda deve recuperare: oltre 20 milioni di euro dall’Assessorato Regionale in virtù delle recenti decisioni in sede giudiziaria che riguardano il periodo 2012 – 2016 e delle ulteriori differenze di contributo regionale per il triennio 2017-2019 che l’attuale gestione non ha fin qui reclamato; oltre 9 milioni per rifusione delle somme corrisposte da Atm per trasferimento dell’immobile, mai avvenuto; e un’altrettanto ingente somma a titolo di rivalsa IVA nei confronti del Comune di Messina sui contributi comunali erogati per la gestione del servizio fino al febbraio 2016 (sentenze Commissione Tributaria Provinciale di Messina N. 3367/9/2015 e N. 3586/27/16 che condannano l’Azienda al pagamento dell’IVA su detti contributi)”.

“Si smetta, quindi, di diffondere allarmismi, parlando di pignoramenti o difficoltà bancarie e si avviino prontamente le procedure di recupero”, conclude il movimento di opinione.

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