MESSINA. L’ultimo caso è avvenuto proprio questa mattina, quando il sindaco Cateno De Luca ha disposto la rimozione di tavoli, sedie e separè da parte dei locali della Galleria Vittorio Emanuele perché “nessuno dei titolari delle attività è in possesso dell’autorizzazione per l’occupazione suolo“.

Non è la prima volta, tuttavia, che i locali all’interno della Galleria subiscono denunce e sanzioni per aver occupato il suolo pubblico: la vicenda va avanti infatti da anni e ciclicamente si ripete, con sommo scorno di chi dentro la Galleria ci lavora (e di chi la frequenta). Già nel 2015, giusto per citare uno degli episodi più recenti, un gruppo di commercianti fece irruzione al Comune per protestare e avere un confronto.

Ma perché questo stallo? Da anni, la Galleria Vittorio Emanuele è un’incompiuta, in cui non è possibile procedere alla regolarizzazione delle occupazioni suolo e alla stesura di un regolamento comunale ad hoc per il sito, a causa della mancata costituzione del condominio da parte dei residenti degli appartamenti che si affacciano all’interno del bene monumentale: situazione che va avanti da molto tempo, e impedisce di approvare un regolamento per lo sfruttamento delle aree per un conflitto di competenze (il Comune è proprietario di tutto il piano di calpestio e della volta della Galleria).

Praticamente l’Amministrazione comunale è proprietaria della Galleria, ma il condominio dell’isolato ha un regolamento del 1929, che vieta qualsiasi attività “molesta”. Il rilascio di concessioni all’interno di un condominio, secondo il regolamento comunale, è soggetta al previo nulla osta dei condomini o dell’amministratore. Che al momento (e da anni) non esiste.

Già qualche anno fa era emerso il paradosso, quando i commercianti hanno chiesto al Comune interventi di manutenzione e Palazzo Zanca ha risposto che era necessario rivolgersi al condominio, perché il suolo è comunale ma la struttura è privata. Solo che il condominio non esiste più: è stato sciolto da un bel po’. A pagare, è la Galleria Vittorio Emanuele, gioiello progettato a metà degli anni ‘20 dal celebre architetto Carmelo Puglisi Allegra, che rimane prigioniera di un paradosso.

Ristrutturata tra il 2000 ed il 2005 (a spese del Comune), è diventata chiassosa meta di movida cittadina negli anni immediatamente successivi, bersaglio di denunce su denunce da parte di chi ci abita contro chi ci fa affari. Ma per qualche anno, la Galleria Vittorio Emanuele ha versato in stato di coma profondo. Talmente profondo che una serie di esercenti, intorno al 2014, hanno chiesto la convocazione di un tavolo tecnico per discutere sugli interventi di rilancio, arrivando ad azzardare proposte che al Comune, notoriamente a corto di quattrini per poter manutenere alcunché, non saranno sembrate vere: interventi a carico dei privati che in galleria vogliono investire, in cambio di sgravi sulla salatissima tassa di occupazione suolo.

Tutto liscio, quindi? No, perché a Messina le complicazioni sono sempre dietro l’angolo. Ai due tavoli tecnici, infatti, oltre a Comune ed esercenti, si sono presentati anche i condomini della Galleria. Perché dentro il monumento, oltre a bar e locali, ci sono residenze private. Parecchie, e negli anni scorsi anche parecchio agguerrite. E dato che il Comune possiede suolo e vetrate della struttura, mentre tutto il resto è proprietà privata, per qualsiasi iniziativa vanno obbligatoriamente ascoltati i proprietari degli appartamenti.

Lo spiegano anche due pareri del collegio di difesa del 2011 che prevedono che per il rilascio della concessione del suolo per finalità commerciali, debba essere acquisita la preventiva autorizzazione condominiale.

Problema è che il condominio non esiste. E forse non è mai  esistito. Anche perché, volendo risalire agli albori della regolamentazione dei rapporti tra Comune e proprietari della Galleria, bisognerebbe tornare al 1934, data in cui una società, con atto di cessione, ha trasmesso la proprietà dell’immobile a Palazzo Zanca insieme ad un regolamento comunale. Proprietà che si limita alla superficie dei pavimenti, alle volte di copertura, agli impianti ed alle cancellate. Il resto? Dei privati. Alcuni parecchio noti in città.

Quindi, gli esercenti non pagano occupazione suolo, nonostante le istanze presentate e alle quali non è mai stata data risposta, perché non saprebbero a chi pagarla, anche a causa di un cervellotico regolamento predisposto dall’ex commissario straordinario Gaspare Sinatra (al quale aveva tentato di porre rimedio Franco Mondello, ex assessore al Patrimonio) che di fatto vietava in tutto il centro storico l’occupazione suolo ai fini commerciali.

Nel 2016 era stato l’ex assessore alla cultura dell’Amministrazione Accorinti, Daniela Ursino, a riprendere in mano la situazione e risistemare la Galleria, che era tornata a popolarsi di persone e attività commerciali pur con tutti i problemi che prestavano irrisolti. Oggi, infine, l’intervento “legalitario” del sindaco Cateno De Luca, le operazioni di pulizia straordinaria e la posa dell’albero di Natale.

 

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