MESSINA. Il blitz antiprostituzione della Polizia municipale (anzi, le modalità) non smettono di far discutere, dopo quasi una settimana dai fatti. Alla presa di posizione di novanta donne (nel frattempo diventate molte di più, alla risposta di Cateno De Luca, alla precisazione da parte di due di loro,  alla forbita replica del sindaco, e alla successiva puntualizzazione di altre due delle firmatarie, si è aggiunta la reazione di Nino Principato, consigliere d’amministrazioned el tesatro Vittorio Emanuele di Messina, che spalleggia la linea dell’amministrazione.

“Andiamo con ordine. In Italia la prostituzione non è reato: chi decide di prostituirsi non commette alcun illecito. Certo, ci sono dei limiti invalicabili che non possono essere superati, ad esempio, oltre lo sfruttamento e il favoreggiamento, per la legge sono vietati e perseguibili gli atti di disposizione del proprio corpo quando cagionino una diminuzione permanente dell’integrità fisica, o quando siano altrimenti contrari alla legge, all’ordine pubblico o al buon costume. Al di fuori di queste eccezioni, però, ciascuno è libero di disporre del proprio corpo come meglio crede. Pur non costituendo di per sé reato, può comunque dar luogo a condotte illecite, sanzionate anche dal punto di vista penale. Si può esercitare, ma non deve essere favorita né compiuta all’interno di appositi locali: la legge sanziona qualsiasi tipo di luogo ove venga esercitata la prostituzione. In pratica, alla legge non importa se la struttura ospiti formalmente o clandestinamente l’attività di prostituzione: qualsiasi condotta che tende a favorire la prostituzione all’interno di luoghi chiusi è sanzionabile penalmente. In poche parole, quindi, l’esercizio della prostituzione in un luogo chiuso è sempre vietato; non sono però previste sanzioni penali per coloro che si prostituiscono, né per i clienti. Le sanzioni sono rivolte esclusivamente alle persone che, mettendo a disposizione un locale oppure gestendo, dirigendo o amministrando una struttura, acconsentono che in essa si svolga la prostituzione”.

“Precisato ciò, un gruppo di donne messinesi (oltre 90) hanno firmato una lettera che prende posizione sugli interventi anti-prostituzione portati avanti dal sindaco Cateno De Luca. Nella missiva, le firmatarie si dicono “disgustate dall’esposizione di preservativi, peni di gomma, reggiseni, lubrificanti e denaro che il sindaco De Luca ha deciso di offrire alla cittadinanza con scadenza pressoché settimanale”. Dimenticano che sono effettivamente corpi di reato che nulla hanno a che fare con “una visione patriarcale, misogina e violenta della donna, delle trans e della sessualità” per come scrivono, perché sono stati rinvenuti all’interno di un immobile in cui la prostituzione, per legge, è appunto vietata. Ben vengano queste foto e anche tutte le altre perché il loro scopo è quello di lanciare un forte messaggio di legalità e un forte monito, costi quel che costi, per tutti gli illeciti, tantissimi, che nella generale impunità e tolleranza vengono compiuti, da anni, in questa città, complici sindaci e amministratori del passato”.

“Scrivono le firmatarie “vi è l’idea che l’unica sessualità ammissibile sia quella della donna angelicata, custode del focolare domestico, sessualmente addomesticata e dedita alla riproduzione e alla prole”: non è così, non è questa l’intenzione del sindaco, ma in ogni caso è disdicevole e disonorevole per una donna, dedicarsi alla famiglia, alla prole, al focolare domestico? E giù, poi, con paroloni roboanti e apocalittici: “un istinto e una cultura morbosi e patriarcali vengano legittimati dalla massima istituzione cittadina”, “le cui rappresentazioni pubbliche si sforzano di apparire sistematicamente morbose e misogine”, al rogo perciò l’eretico e boia De Luca che ha osato fare ciò! Ecco, questo è il segnale della decadenza della nostra società. Chi si adopera in favore della legalità, anche pubblicando foto o video come il sindaco De Luca sulle quotidiane illegalità senza distinzioni di razza o di ceto che vengono perpetrate a Messina, viene accusato di dispregio dei diritti umani, di violazione della privacy, di ledere la dignità altrui per cui si è arrivati al paradosso che in Italia esiste l’associazione “Nessuno tocchi Caino” a favore di chi delinque e non esiste un’associazione “Nessuno tocchi Abele” a favore delle vittime o che si gridi allo scandalo e ci si indigni perché il ragazzo americano, accusato di concorso nell’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, fu fotografato ammanettato dietro la schiena con un foulard stretto intorno agli occhi dimenticando il bestiale omicidio di un uomo servitore dello Stato, dedito al volontariato e che si era sposato appena un mese prima.
Continui così, Sindaco, questa città ha bisogno di azioni forti per ripristinare quella legalità che a Messina era diventata qualcosa di superfluo e del tutto opzionale”.

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