MESSINA. Dovrebbero terminare a fine ottobre i lavori alla Casa dello studente “Professore Matteo Bottari” di via Cesare Battisti, dopo “un’agonia” di quasi tredici anni dovuta ad intoppi burocratici causati dai ricorsi, che hanno impedito l’avvio dei lavori per l’adeguamento sismico dell’edificio, e ad una serie di imprevisti strutturali riscontrati durante gli interventi. Infatti, dopo la prima chiusura nel 2007 per degli imponenti lavori di ristrutturazione, il plesso non è mai stato più utilizzato (se non dal collettivo Pinelli in seguito all’occupazione nel 2014), divenendo un cantiere permanente.

La riapertura è prevista tra la fine del 2020 e il 2021, spiega la direttrice dell’Ersu di Messina Antonella Costantino, in carica dal 2015, sulla base di alcuni studi preliminari, esplicitando, inoltre, l’intenzione di «rimettere a bando i posti letto per l’anno 2020/2021, specificando nella domanda che sarebbero affidati solo dopo l’ultimazione dei lavori, e proprio per questo motivo solo ai ragazzi che non hanno l’esigenza di frequentare sin da subito le lezioni. In questo modo non rischiamo di non usufruire della Casa dopo che sarà pronta per ospitare gli studenti».

Nata con una delibera prefettiziaa nel 1933 ed edificata nel 1953, la struttura è stata concepita sin da subito affinché potesse ospitare circa 240 studenti universitari in stanze (quasi tutte singole) spaziose, con bagno privato e con una finestra. Il plesso è anche dotato di un giardino e i cantinati erano stati predisposti affinché diventassero una palestra.

Nel 2007, però, fu soggetta ad interventi di ristrutturazione che si completarono nel 2009. «Mancava solo la gara d’appalto per acquistare l’arredo – racconta la direttrice – Ma poi arrivò una circolare dell’allora dirigente generale del dipartimento di istruzione e formazione, Patrizia Monterosso, che chiedeva a tutti gli Enti regionali per il diritto allo studio di verificare le condizioni sismiche delle Case dello studente, e in caso non fossero a norma di adeguarle». Qualche mese prima, infatti, trovavano la morte otto studenti universitari che abitavano in una Casa dello studente ad Aquila, proprio a causa del terremoto che colpì l’Abruzzo quell’anno.

«Tutte le nostre strutture avevano le dovute certificazione, ma quando abbiamo eseguito i carotaggi (che consistono nel prelevare campioni di cemento per valutarne la resistenza) in via Cesare Battisti, i risultati hanno avuto esiti negativi. Abbiamo fatto fare i controlli anche ad un’altra ditta nella speranza che fosse stato commesso qualche errore, ma i secondi prelievi sono andati anche peggio dei primi – continua la dottoressa Costantino – Il problema era che la struttura risaliva al 1953 e non rispettava le norme vigenti».

«Pertanto, nel 2010 abbiamo indetto una gara di appalto particolare per gli interventi di adeguamento sismico: il progetto era già redatto ma la ditta che partecipava poteva proporre delle migliorie a spese proprie. Questa gara fu gestita dalla Regione Sicilia in quanto l’importo degli interventi supera il milione di euro (si parla, infatti, di 1.772.972,95 euro, ndr)». È proprio a questo punto che sono nati gli intoppi, dovuti ai ricorsi a cui l’Ersu si è opposto davanti al Tar, arrivando fino al Cga perché le ditte si sono opposte nuovamente.

Fu in questi anni, con la gara bandita ma senza che si potesse procedere all’affidamento dei lavori, che la struttura venne occupata dagli attivisti del Pinelli, pensando anche di utilizzarla come sede del secondo Tribunale: «Arrivò anche una lettera nella quale l’allora presidente della Regione, Rosario Crocetta, ci invitava a sgomberare gli uffici di proprietà del Comune. E’ vero che la struttura fu costruita su territorio comunale, ma fu concessa in modo perpetuo e gratuito all’Università affinché venisse utilizzata per ospitare gli studenti e solo se fossero cambiati i fini iniziali il Comune avrebbe avuto il diritto di riprendersela. Cosa che non avvenne mai», specifica Antonella Costantino.

Dopo anni, però, gli interventi sono stati affidati alla ditta che secondo il Cga aveva vinto l’appalto, la “A.T.I. Lupò Costruzioni”, e l’1 gennaio 2018 sono stati consegnati i lavori che sarebbero dovuti durare 270 giorni. La data contrattuale di ultimazione dell’adeguamento sismico, infatti, era prevista il 6 ottobre 2018, come anche indicato sul cartellone di legge che deve essere obbligatoriamente affisso fuori dal cantiere.

 

I lavori erano iniziati, e “quando si parla di queste cose di solito si tirano fuori sempre come scusanti gli imprevisti – spiega la direttrice dell’Ersu – Questa volta, però, gli imprevisti c’erano davvero e ci tengo a sottolineare come fossero ‘reali’, come ad esempio quello di aver trovato i tubi del gas sottoterra durante gli scavi per lo smantellamento. Imprevisti del genere, come anche altri, non si possono ignorare”.

Inoltre, a rallentare le operazioni, anche la richiesta da parte dell’Ersu di modificare le migliorie presentate dalla ditta al momento della partecipazione al bando, proponendo interventi di maggiore interesse per l’ente senza che la spesa dell’azienda aumentasse.

A questo rallentamento dei lavori, il direttore dei lavori, Francesco Freni, insieme all’architetto dell’Ersu, il rup Enrico Zaccone, ha risposto con una serie di proroghe per poter continuare le operazioni. «Hanno anche detto, però, che se entro fine ottobre 2019 gli interventi non fossero stati ultimati, non avrebbero più ammesso proroghe. In ogni caso la ditta ha praticamente finito: non le resta che ripulire e definire gli ultimi dettagli», rassicura la direttrice.

«Successivamente noi dovremo ritinteggiare tutto l’interno, risistemarlo e rivedere gli impianti perché le normative cambiano con il passare degli anni», conclude Antonella Costantino

Subscribe
Notify of
guest

1 Comment
meno recente
più recente più votato
Inline Feedbacks
View all comments
trackback

[…] alle dichiarazioni della direttrice dell’Ersu di Messina Antonella Costantino di un anno fa (qui tutta la storia) e anche al racconto del consigliere d’amministrazione dell’Ente, Kevin Bonasera. Erano […]