MESSINA. “I cittadini e le associazioni della “Rete per la promozione del partenariato sociale” glielo avevano detto, ma De Luca ha pensato bene di insistere: la sua proposta sul “baratto amministrativo” è nulla. Alla fine ha capitolato e ha ammesso che si è trattato di un passaggio umiliante. Peccato che non se ne sia assunto la responsabilità (lui, che la proposta l’ha firmata e rifirmata), addossando la colpa ai burocrati. Lo schema è: “abbiamo vinto, o avete perso?”. E non funziona. Un Sindaco è responsabile sempre, sia quando le cose vanno bene che, soprattutto, quando vanno male. Se vuol prendersi i meriti deve addossarsi anche le colpe”. Così interviene MessinAccomuna dopo il ritiro della delibera sul “baratto amministrativo” da parte del primo cittadino, finita nei giorni scorsi anche nel mirino del M5S.

“La delibera è nulla non solo perché il famoso articolo 24 è stato abrogato da più di due anni, ma anche perché non risponde allo spirito e alla lettera della legge, che non istituisce uno “sconto fiscale” per i meno abbienti in cambio di pseudo-lavori-forzati su attività rutinarie del Comune – spiega il movimento – Invece, introducendo i “contratti di partenariato sociale”, finanzia con una corrispondente riduzione dei tributi la realizzazione di progetti proposti da associazioni o singoli cittadini, con l’avvertenza che questi sgravi non creino “buchi” nel bilancio per le mancate entrate“.

“Come può funzionare in pratica il “partenariato sociale”? Prendiamo a esempio l’iniziativa (volontaria) della rete “Piantiamola!” per avere più alberi in città. Il Comune può prevedere nel suo bilancio il costo dell’alberatura delle aiuole vuote, stanziando i fondi necessari. I cittadini e le associazioni interessate presentano un progetto autogestito (acquisto e piantumazione di alberelli) e il Comune riduce le tasse ai cittadini impegnati (per l’equivalente della spesa sostenuta) e risparmia le spese preventivate. Ovviamente, dice la Corte dei Conti, la riduzione degli introiti non può superare il risparmio del Comune. Se i cittadini spendono 100 per gli alberi, il corrispondente sgravio di 100 sarà possibile solo se il Comune, affidando il progetto ai cittadini, può risparmiare almeno altrettanto. Con sgravi superiori al risparmio (es: 100 di minor gettito e 80 di risparmio), le minori entrate non sarebbero compensate e si aprirebbe un “buco” (pari a 20) nel bilancio comunale”, proseguono.

“Il Sindaco dice che questo atto è parte del riequilibrio finanziario del Comune perché riduce i crediti di dubbia esigibilità. Anche questo è sbagliato: come si capisce il provvedimento è “neutro” sul bilancio corrente (minori entrate e minori uscite si equivalgono) e inoltre la Corte dei Conti ha affermato che col “baratto” non possono saldarsi pendenze precedenti (i crediti esistenti non si riducono). Siccome poi la legge non prevede “soglie” di reddito per il “partenariato”, nemmeno è quantificabile un effetto di minori crediti in sofferenza che nascono oggi. Al più il Comune avrà un modesto risparmio, che potrà usare per altre spese (tra cui, ovviamente, anche la riduzione del debito pregresso)”.

“Insomma – conclude MessinAccomuna – il Sindaco ha fatto un pasticcio su ciò che era una “bandiera” del suo programma elettorale e un presunto punto di forza del riequilibrio finanziario. Gli era stato annunciato dai cittadini e dalle associazioni della “Rete per il partenariato sociale”; autoreferenzialmente non ha accolto. Adesso il Consiglio ascolti la “Rete” e predisponga, coi cittadini, un regolamento “a norma” per portare anche a Messina il “partenariato sociale” “.

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