MESSINA. Due immobili ad uso commerciale; 6 immobili costituenti un’unica struttura utilizzata per l’allevamento; 4 rapporti di credito e un’ impresa dedita all’allevamento di animali ed alla commercializzazione di carni. Per un per un valore complessivo di oltre 500.000 euro.

Sono i beni sequestrati dai Carabinieri del Ros e del Comando Provinciale di Messina, su richiesta della locale Dda, all’esponente della famiglia mafiosa di Barcellona Pozzo di Gotto Antonino Calderone, attualmente detenuto.

Il provvedimento si inquadra nella complessiva manovra di contrasto alla criminalità di tipo mafioso che l’Arma sta conducendo sotto la direzione della Procura di Messina, guidata da. Maurizio de Lucia, e che vede nell’aggressione ai patrimoni un momento fondamentale delle attività, sia in fase preventiva che repressiva.

Calderone è considerato una figura di spicco della consorteria criminale locale, nonché tra i soggetti più vicini a Carmelo D’Amico. La sua appartenenza al sodalizio mafioso barcellonese è stata sancita, in primo luogo, all’esito del processo scaturito dall’operazione “Pozzo 1”, con sentenza divenuta irrevocabile nel 2015, cui ha fatto seguito la sentenza scaturita dall’operazione  “Gotha 5” (anch’essa definitiva) che ne ha confermato l’intraneità al gruppo criminale fino al 2013. Da ultimo, nel 2016 è stato raggiunto dall’ordinanza di custodia cautelare Gotha 6, nella quale è gravemente indiziato, sulla base delle convergenti dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, della partecipazione ad 11 omicidi. Il relativo processo è pendente, in primo grado, dinanzi alla Corte d’Assise di Messina.

Tra i beni sequestrati, anche un casolare che nel corso dell’indagine “Pozzo” era stata oggetto di intercettazione poiché frequentato, oltre che dallo stesso Calderone, da altri appartenenti al medesimo sodalizio.

 

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