MESSINA. La 65° edizione del Festival di Taormina è ormai alle spalle, così come lo scorso 3 luglio, data della proiezione in anteprima mondiale di “Cruel Peter”, fiaba gotica ambientata e girata a Messina alla vigilia del devastante terremoto del 1908: un caso più unico che raro in tutta la storia del cinema, malgrado la magica location dello Stretto, con pochi eguali al mondo.

Calato il sipario sulla manifestazione, è adesso giunto il momento per il regista Christian Bisceglia di fare un primo bilancio, che il cineasta milanese, ma messinese d’adozione, affida a un lungo post su Facebook corredato da un fotogramma della pellicola che ritrae la Falce. 

«“Cruel Peter”, il nostro film – scrive Bisceglia – cammina ritto sulle sue gambe. Le vendite internazionali vanno decisamente bene e spero che Voltage Pictures ci dia presto le date della distribuzione in Italia. Le critiche sono state molto buone e tutte hanno colto l’anima che pervade questo film. Un’anima rarefatta, discreta, incombente. Quella della città di Messina. Girare a Messina è stata una scommessa. Faticosa, difficile, realizzata grazie alla buona volontà e pervicacia di alcuni coraggiosi di questa terra che ringrazierò sempre. E alla fine è stata una scommessa vinta, perché di questa città si parlerà in più di ottanta paesi nel mondo, come luogo arcano e misterioso e, soprattutto come possibile set. È questa la forza del cinema. Anche un piccolo film come il nostro, può essere volano di promozione e riscatto».

Nella riflessione del regista c’è però anche una nota agre: «Torno a Roma felicissimo per quello che abbiamo ottenuto, ma con una piccola amarezza. Che le istituzioni del Comune di Messina, pur essendo patrocinanti, non abbiano fatto nemmeno una telefonata per dirci che erano felici del percorso fatto insieme. Che so, per aprire un confronto e chiedere cosa si possa fare per attirare nuovi investimenti (magari molto più importanti del nostro), per rinnovare un senso di comunità tra politica, impresa, artisti e cittadini», commenta Christian, che racconta quindi il primo “ricordo” di questa sua avventura a Messina.

«La prima location scelta era il Museo di Messina. Volevo che il film portasse nel mondo la bellezze conservate in un luogo purtroppo poco conosciuto dalla nostra città. Fui convocato con Ascanio Malgarini (con il quale ha curato sceneggiatura e regia, ndr) per parlare con la direzione alle ore 9 del mattino. Premetto che se scrivo al presidente di una major americana mi risponde dopo un minuto, bene, al Museo la direzione ci fece fare 40 minuti di anticamera. Per poi dirci che il Museo era letteralmente subissato da “innumerevoli” richieste di film e affini, zeppo di impegni, pertanto sarebbe stato difficile concederci il permesso di girare lì. E infatti non ci abbiamo girato. Per carità, non voglio infierire, ognuno è libero di gestire gli spazi di cui è responsabile come vuole, ma me ne andai dal Museo con quella sensazione (purtroppo familiare per chi è cresciuto da queste parti), di essere trattato come un suddito. Tutto questo pippone “peddire” che Messina è una città mooooolto complicata».

 

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