MESSINA. C’è aria di tempesta all’interno (ma anche all’esterno) del Pd Messinese, con attacchi alla attuale governance che provengono da chi ha deciso di prenderne le distanze, pur restando “d’area”, sia da chi c’è dentro e vuole far sentire la sua voce.

Secondo Libero Gioveni, Alessandro Cacciotto e Maurizio Di Gregorio, rispettivamente consigliere comunale e consiglieri alla terza e quinta Circoscrizione e fondatori dell’associazione Radici, “Pensare che all’indomani delle Amministrative del 2018 il centro sinistra cittadino poteva contare su ben 13 consiglieri su 32 (5 Pd, 4 LiberaMe, 4 Sicilia Futura), ossia quasi il 50% dell’Aula, oltre ad una buona rappresentanza in tutti i consigli circoscrizionali, e adesso ci si lecca quasi le ferite, fa davvero male”.

I tre lamentano “poca attenzione rivolta alla base e al confronto interno e con la città,” ed esprimono rammarico e dispiacere “a causa di scelte scellerate fatte a livello nazionale, le distanze prese nei confronti del PD-LiberaMe della nutrita componente di Sicilia Futura che aveva in Beppe Picciolo un alleato importante. Le dinamiche d’Aula in Consiglio Comunale e le differenti posizioni dei singoli (tutte rispettabilissime) esprimono l’assoluta mancanza di un coordinamento cittadino. È mancata e continua imperterrita a mancare una linea unitaria su temi forti di confronto”, concludono i tre.
Più violenta l’azione di Giacomo D’Arrigo, ex direttore di Agenzia nazionale giovani, che in una lettera indirizzata al segretario provinciale Paolo Starvaggi ha illustrato tutto il disappunto per la piega presa dal partito. La sua lettera è stata sottoscritta da sessanta scontenti, e continuerà ad essere aperta alle firme. All’interno di essa, D’Arrigo chiede la convocazione urgente della direzione provinciale del partito per sciogliere alcuni nodi e per un “rilancio e sulle proposte utili al nostro territorio non limitandosi alla gestione burocratica del Pd”, scrive D’Arrigo.
Cosa rimprovera a Starvaggi? “Gli organismi non sono stati completati; non c’è un segretario della città di Messina (città metropolitana); non sono state realizzate iniziative nel territorio; non vi è una chiara linea politica ed un profilo definito. Ad esclusione della città di Messina il Pd non ha formalizzato in nessuno dei 107 Comuni un proprio gruppo consiliare. Inoltre non è mai stato costituito il comitato di tesoreria ne approvato mai nessun bilancio. Si avvicinano le elezioni per il Consiglio Metropolitano e non vi è una strategia definita a livello provinciale (nel rispetto del codice etico del Partito)”

 

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