MESSINA. Non accennano a placarsi le polemiche dopo il rinvio delle elezioni per le ex Province da parte dell’Ar, che ha votato ieri la proposta formulata dal Gruppo Misto, dall’Udc, da Fratelli d’Italia, dai Popolari e Autonomisti e da Sicilia Futura, firmatari di un emendamento che prevede lo spostamento della data utile a non oltre il 30 maggio 2020.

Dopo 5 Stelle, varie sigle sindacali e l’associazione “Radici”, ad intervenire è ora il deputato nazionale del Pd Pietro Navarra, che parla di “inaccettabile spreco e palese violazione dei diritti”.

«Apprendo con sorpresa e sconcerto – commenta – il rinvio, deciso ieri dall’Assemblea Regionale Siciliana, delle elezioni di secondo livello del Consiglio delle Città Metropolitane e dei Liberi Consorzi dei Comuni previste per il 30 giugno. Tre sono i principali motivi della mia sorpresa. Primo – spiega Navarra – la scelta del rinvio ha determinato uno vero e proprio spreco di denaro pubblico, che avrebbe bisogno di motivazioni convincenti per evitare ai deputati la firma d’autore sull’ennesimo sperpero di risorse in danno ai cittadini siciliani. Infatti, al costo di diverse centinaia di migliaia di euro, in decine di Comuni siciliani sono state anticipate le elezioni dei Consigli comunali e dei sindaci a fine aprile per far partecipare gli eletti alle elezioni per i Consigli delle Città Metropolitane e dei Liberi Consorzi dei Comuni indette per il 30 giugno. Secondo – prosegue –  la norma di rinvio è stata inserita come emendamento al Disegno di Legge sulla pesca, in chiaro spregio delle regole che disciplinano i meccanismi decisionali dell’Assemblea Regionale Siciliana. Il contenuto degli emendamenti a un provvedimento legislativo, infatti, dovrebbe essere attinente al tema del provvedimento in discussione. Se così non fosse, l’emendamento dovrebbe essere giudicato inammissibile e, quindi, dovrebbe essere escluso dalla discussione. Qualcuno dovrà spiegare quale sia l’improbabile attinenza di un emendamento sui tempi di indizione di un appuntamento elettorale con il tema della pesca».

Poi il terzo punto, ovvero, «il rinvio perpetua un chiaro e insopportabile deficit democratico in enti dove la rappresentatività ai territori delle ex-Province è colpevolmente negata da oltre 6 anni. Vorrei ricordare che il governo dei commissari nei Liberi Consorzi dei Comuni e dei sindaci nelle Città Metropolitane non ha mai goduto, dal 2013 in avanti, della legittimità democratica connessa a una espressione di voto da parte del territorio di riferimento. Ai cittadini delle ex-Province, seppure attraverso i loro rappresentanti nei Consigli comunali, è stata inopinatamente negata per troppo tempo la partecipazione ai processi di scelta democratica che riguardano l’offerta di beni e servizi pubblici importanti per il loro territorio come le scuole, le strade di collegamento e i provvedimenti a tutela dell’ambiente e a sostegno del turismo».

«Evidente spreco di risorse economiche, palese violazione dei meccanismi di scelta collettiva e inaccettabile disprezzo verso la rappresentanza democratica del territorio sono, quindi – conclude – i principali elementi che contraddistinguono una scelta disonorevole dell’Assemblea Regionale Siciliana che, purtroppo, conferma lo scadimento della politica regionale, vittima di una maggioranza irresponsabile e schizofrenica che condanna all’abbandono intere aree della Sicilia per interessi di parte legati al controllo diretto delle ex-Province attraverso i commissari».

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