Ci sono settimane che volano e altre che sembrano non voler mai finire. Per me quella terminata ieri ha fatto parte un po’ della prima, un po’ della seconda categoria, perché il tempo sembrava non bastare mai per certi versi anche se poi si è impantanato, e lì la situazione è diventata fastidiosa. Con ordine, però: ieri era la festa della mamma quindi mi auguro che abbiate comprato dei bei regali (io dei cannoli, quindi comunque – scusate – un regalo al 99% migliore dei vostri) e che abbiate passato la domenica in modo sereno. E proprio con questo proposito vi mettiamo in fila anche questa settimana cinque pezzi, per darvi serenità e carica per una nuova settimana.

 

Liberato – Guagliò

Il tempo sembrava non bastare mai perché la notte tra giovedì e venerdì, mentre ascoltavo il nuovo disco dei Fast Animals and Slow Kids, Liberato ha pubblicato il suo album con una mini serie di cinque video diretti dal solito, impeccabile Francesco Lettieri. Si parte proprio da GUAGLIÒ che è la traccia ideale per partire nei live (attualmente in programma uno, a Roma, il 22 giugno), favorito da quel “Liberato cu ‘sta voce ‘ngap c’allucc” che entra in testa in modo prepotente dal primo ascolto. Da sottolineare comunque la veste grafica del progetto, ancora una volta perfetto nell’immaginario che sposa tradizione e novità, sempre fresco, alla faccia di chi si scervella per risolvere il mistero di chi sia davvero Liberato, come se contasse questo e non la musica.

 

Eminem – Rhyme or Reason

Che poi la novità di Liberato non è del tutto novità, ma è un qualcosa di fatto bene in Italia, che male non fa mai. Di per sé, però, il suo stile urban unito a un po’ troppo reggaeton è già stato suonato da più parti, come anche questa bella abitudine di prendere brani e citazioni della tradizione sposandoli con sonorità più recenti. Un esempio in tal senso, uno dei tanti, è il brano di Eminem che ci spariamo come seconda traccia odierna; Rhyme or reason, tratto da MMLPII, campiona in modo esemplare Time of the season degli Zombie, brano di fine anni ’60, in un attacco a dir poco feroce al padre dello stesso rapper di Detroit. Nel giorno che segue la festa della mamma, è giusto ricordare che questa canzone risponde indirettamente alla prima parte di carriera di Eminem, in cui la madre era spesso maltrattata.

 

Otis Redding – I’ve been loving you too long

Brani classici e dichiarazioni d’amore: ieri mattina mi sono svegliato con la tristissima notizia della morte di Peggy Lipton, una donna che mi fece innamorare interpretando Norma Jennings, personaggio a modo suo cardine dell’universo lynchiano di Twin Peaks. La celebriamo con una canzone di Otis Redding, questa I’ve been loving you too long, presente nella terza stagione nella versione del Monterey Pop Festival, come sottofondo di una scena attesa da chiunque per ventisei anni. Eviteremo spoiler per chi non si è ancora approcciato a The return, quello che probabilmente è il singolo miglior pezzo di televisione di sempre come qualità e realizzazione, ma non avendo visto questa scena manca un pezzo importante nel puzzle della vostra vita.

 

Def Leppard – Rock of ages

“Gunter glieben glauchen globen”: è tempo per me di confessare una cosa. In settimana il direttore di questa onorevole testata, il sig. Caspanello Alessio, ha rivelato di aver sempre considerato Sitting around at home un brano dei Gorilla Biscuits mentre in realtà è dei Buzzcocks. Questa cosa mi ha colpito perché ora con internet siete tutti bravi ma prima era una cosa da capire da soli o quasi. Gunter glieben glauchen globen, dicevamo: per anni sono stato fermamente convinto che quei cazzoni degli Offspring avessero coniato questo intro senza senso per la loro Pretty Fly, brano che invase in heavy rotation MTV e ogni altro canale musicale del mondo. Invece no, erano i Def Leppard ad aver fatto questa cosa e l’ho scoperto per puro caso, restandoci di sasso, come il caro Caspanello Alessio, direttore di questa testata e sommo conoscitore di musica (lo scrivo qua così mi salvo dagli eventuali ndr).

 

Tool – Wings for Marie (Pt. 1) + 10000 Days (Wings Pt. 2)

Celebrare qualcuno o qualcosa non vuol dire solo festeggiare, ma può anche essere un momento per fermarsi e ricordare, dare un senso al dolore, donare un significato a qualcosa che di comprensibile forse ha ben poco. Ieri era la festa della mamma e per chiudere questa playlist ho preso due brani e non uno, perché certe celebrazioni non devono concludersi prima della loro naturale scadenza. Wings è contenuta in 10.000 days, quello che ad oggi è l’ultimo disco pubblicato dai Tool, uscito in Europa nel giorno in cui compivo 17 anni; Maynard e soci sono prossimi finalmente alla pubblicazione di un altro lavoro, ma io invidio in questo momento chi per la prima volta si metterà all’ascolto di questo omaggio fatto alla madre, che per 27 anni (circa, appunto, diecimila giorni) è rimasta paralizzata prima di morire. La richiesta urlata al creatore di donarle finalmente le sue ali, farla volare, darle quello che meritava già in vita, è da brividi. E sì, le due canzoni insieme durano 17 minuti, perché certe celebrazioni non devono concludersi prima della loro naturale scadenza.

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