MESSINA. Ancora non è stato ufficialmente reso noto l’esito dell’autopsia, per il quale bisognerà attendere, ma, secondo una prima ricostruzione da parte del medico legale, che ieri ha eseguito l’esame, sembrerebbe essere stato causato da strangolamento il decesso di Alessandra Musarra, come lascerebbero supporre i segni sul collo e sul volto della 30enne messinese. Oltre a essere stata colpita al volto, la giovane sarebbe stata picchiata, a fronte delle fratture riportate alla clavicola e allo sterno.

Per la morte della ragazza il primo indiziato è il suo fidanzato, Cristian Ioppolo, sebbene il legale del ventiseienne neghi una sua ammissione di colpa in sede di interrogatorio. Oggi dalle 16.30 all’obitorio del Policlinico, dove è stata trasportata la salma di Alessandra per eseguire l’esame, verrà osservata una veglia sulle sue spoglie aperta a chiunque. I funerali saranno invece mercoledì 13 marzo, alle 11, nella Cattedrale di Messina.

Il delitto sarebbe avvenuto probabilmente per motivi di gelosia, esasperati da problemi economici che avevano compromesso la stabilità della coppia. L’omicidio si è consumato nella tarda serata di giovedì, quando la donna sarebbe stata colpita ripetutamente fino a morire.

La telefonata alla sala operativa è arrivata intorno alle 8:30 del mattino di venerdì, quando il 118 ha informato gli operatori della Polizia di Stato del rinvenimento del corpo della giovane donna in un appartamento di contrada Coppolino, a Santa Lucia sopra Contesse. Riversa a terra, vicino al letto, c’è la giovane Alessandra, con il volto tumefatto, lividi sul collo e tracce di sangue sul corpo e sui vestiti.

Le indagini, secondo quanto riferito dagli inquirenti in conferenza stampa, vengono avviate immediatamente e i sospetti si stringono sull’attuale compagno, che inizialmente nega ogni responsabilità, addossando le colpe all’ex ragazzo della vittima (la loro storia era finita sei anni fa), la cui estraneità ai fatti viene subito accertata dagli investigatori.

Secondo le prime ricostruzioni la coppia aveva iniziato a convivere a maggio, un mese dopo il loro fidanzamento. La relazione va avanti quindi fra alti e bassi, con numerosi litigi a causa anche delle loro difficili condizioni economiche. In maniera particolare quelle di lui che, durante ogni momento di ostilità fra i due, tornava a vivere dalla madre, dormendo in casa della ragazza solamente in occasioni sporadiche.

Fra i dettagli emersi, il tentativo del ragazzo di depistare le indagini inviando dal cellulare di Alessandra un sms al padre della vittima: “Papà aiutami. Il mio ex ragazzo si trova qui, mi tiene ferma e mi impedisce di aprire la porta”, è grossomodo il contenuto del messaggio. Intanto ancora del cellulare di Alessandra, di cui Cristian si sarebbe disfatto poco dopo l’invio del messaggio, nessuna traccia. Anche perché il ragazzo, in una prima fase disponibile al racconto sia pur frammentario, sta facendo scena muta davanti agli inquirenti.

Sempre secondo le prime ricostruzioni, una volta uccisa la ragazza, Cristian sarebbe poi tornato a casa propria per togliersi i vestiti sporchi di sangue. In mattinata, sarebbe poi tornato nell’abitazione della fidanzata, dove nel frattempo erano sopraggiunti il padre e il fratello, che sono riusciti ad accedere all’interno della stanza dalla finestra, in quanto la porta era chiusa dall’interno, con le chiavi inserite nella serratura.

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