MESSINA. Ventisei progetti ammessi a valutazione per “Interventi per la tutela, la valorizzazione e la messa in rete del patrimonio culturale, materiale e immateriale, nelle aree di attrazione di rilevanza strategica tale da consolidare e promuovere processi di sviluppo”, finanziati con 4,2 milioni di euro, e altri ventuno per “Sostegno alla diffusione della conoscenza e alla fruizione del patrimonio culturale, materiale e immateriale, attraverso la creazione di servizi e/o sistemi innovativi e l’utilizzo di tecnologie avanzate” per 1,4 milioni di euro. Quarantasette progetti per Tutela e promozione del patrimonio culturale, con oltre sei milioni e mezzo di finanziamenti per farli funzionare, e nessuno di questi è stato presentato dal Comune o dalla Città Metropolitana di Messina.

E’ quello che emerge dai due elenchi per i programmi ammissibili dal Dipartimento dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana riguardanti i “luoghi della cultura”, che potranno essere oggetto di interventi di valorizzazione da finanziare con le risorse del PO FESR Sicilia 2014-2020. Misure e programmi operativi che hanno completamente bypassato i due principali palazzi politici di Messina, e solo marginalmente premiato la provincia: su un totale di 47 progetti, infatti, c’è Barcellona Pozzo di Gotto (Due progetti per il recupero ed adeguamento del Villino Liberty), Malfa (Restauro conservativo e adeguamento funzionale e strutturale dell’ex Chiesa Santa Anna al Capo sita in contrada Capo Faro in località Torricella), Tusa (Interventi di riqualificazione delle aree circostanti al Calvario), Santo Stefano di Camastra (Valorizzazione e manutenzione straordinaria del Cimitero vecchio Piano Elia), Milazzo (Recupero dell’accessibilità dal Bastione delle Isole e “castello 3d” alla Cittadella fortificata), e Tripi (Archeologia e territorio a Tripi alla riscoperta diAbakainon).

L‘unico intervento previsto a Messina è d’iniziativa privata, e riguarda il progetto alle “case Avignone” da parte della congregazione dei Padri Rogazionisti del Cuore di Gesù.

Non solo il Comune non ha proposto alcun progetto ammesso ad esame, ma nemmeno la Città metropolitana: al contrario, per esempio, di Catania, la cui ex Provincia regionale è titolare di ben quattro progetti (in realtà due, ma ripetuti in entrambi gli elenchi: museo del cinema e museo dello sbarco). Anche il Comune etneo è presente, con “castello Ursino open data”, e persino l’Università (Fruizione digitale del Monastero dei Benedettini e del Museo della Fabbrica). Anche Comune e Università di Palermo sono presenti con i loro progetti. Manca solo Messina.

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