MESSINA. Riceviamo e pubblichiamo una riflessione di Iman Sadeq, giovane avvocatessa candidata al consiglio comunale nel corso delle ultime amministrative con Renato Accorinti, sull’integrazione razziale a Messina, “una città economicamente impoverita, dove resistono sacche di ignoranza e di malessere, ma che affonda le sue radici nella civiltà del mare, che è essa stessa sinonimo di accoglienza, di mescolanza e di incontro tra culture”.

Di seguito il testo integrale della nota:

«Il momento storico che attraversiamo, a livello nazionale ed internazionale, impone una seria riflessione sul mondo che vogliamo vivere e su quali azioni intraprendere per fermare l’avanzata di movimenti xenofobi e populisti, che da Bolsonaro a Orban, da Trump a Putin, sembrano voler riportare indietro l’umanità, disconoscendo diritti umani il cui valore resta per noi universale.

Consideriamo il populismo xenofobo, che in Italia ha avuto radici profonde, una pericolosa patologia con cui ci scontriamo anche a livello locale, dove in pochi anni la paura del diverso si è riversata indistintamente sul migrante, divenuto causa di tutte le nostre povertà.

Ma la povertà è piuttosto quella morale e culturale che pian piano entra nelle nostre case, nella nostra quotidianità. Così da armare le mani di chi nutre i propri pensieri della propaganda che la recente classe politica sta sfruttando per consolidare il proprio potere, distogliendo l’opinione pubblica dai gravi reati di corruzione che coinvolgono i partiti di governo.

Messina non è un’isola felice: è una città economicamente impoverita come altre nel sud, disgregata in molte componenti sociali, dove resistono sacche di ignoranza e di malessere.

Eppure. Eppure Messina ha i suoi anticorpi, quelli che affondano le radici nella civiltà del mare, che è essa stessa sinonimo di accoglienza, di mescolanza, di incontro tra culture. Una città che sa anche essere all’avanguardia, un territorio ricco di esperienze individuali e associative che sono il patrimonio a cui attingere per segnare il passo e tracciare una direzione ostinata e contraria, per citare De Andrè.

Dunque una Messina a Colori: che è la nostra visione. Donne e uomini, giovani, studenti, capaci di indignarsi dinanzi ai segnali di violenza e che sentono l’urgenza di fare rete per lanciare un grande e inequivocabile messaggio: Messina non è razzista.

Per farlo abbiamo pensato ad un grande evento musicale, che coinvolga tutte le parti sociali, dalle istituzioni ai singoli cittadini. Un concerto che sia momento di riflessione collettiva e partecipazione, di conoscenza di una Messina a Colori che esiste e resiste.

Messina a colori… per un mondo che individui nel rispetto per la dignità umana, oltre le diversità, il proprio valore fondante. Un momento di coesistenza di differenti stili musicali che rispecchieranno i diversi stili di vita.

Un progetto la cui governance è del tutto apartitica, indipendente e senza alcuno scopo di lucro, ma con un obiettivo ambizioso; compiere il primo passo verso un processo collaborativo e partecipativo, col quale si vuole stimolare prima di tutto la capacità di interazione e di mediazione, attraverso l’ascolto di chi ha subito in prima persona questi attacchi, e contestualmente affermare, attraverso il linguaggio universale della musica che una società migliore è possibile».

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